Chikungunya, arriva il primo vaccino per fermarla

5 ore fa 1

Nel mondo, dall’inizio del 2025 si sono registrati 317.000 casi e 135 decessi in 16 Paesi, secondo l’European Centre for disease prevention and control (Ecdc). E la cifra reale potrebbe essere ancora più alta, vista la difficoltà di diagnosi: i sintomi - febbre, rash, dolori muscolari e articolari - sono simili a quelli di dengue e Zika.

Clima, viaggi e globalizzazione: i motori dell’espansione

«La globalizzazione e il cambiamento climatico stanno favorendo la diffusione delle zanzare Aedes, come la zanzara tigre, e del virus chikungunya, che costituisce ormai un problema di salute globale», osserva Luigi Vezzosi, dirigente medico presso l’Asst di Crema. La zanzara tigre, un tempo confinata ai tropici, oggi ha colonizzato stabilmente l’Europa, favorita da inverni più miti, urbanizzazione disordinata e viaggi internazionali sempre più frequenti.

A ricordare il percorso del virus nel nostro Paese è Giovanni Rezza, professore di Igiene all’Università Vita-Salute San Raffaele: «Il primo focolaio epidemico di chikungunya in Italia risale al 2007 in Romagna, poi nel 2017 un’epidemia più ampia nel Lazio e in Calabria. Quest’anno nuovi casi in Emilia e Veneto. La disponibilità di un vaccino efficace potrà essere utile non solo per chi viaggia verso aree endemiche, ma anche per contenere eventuali focolai autoctoni».

Un nuovo capitolo per la prevenzione

Il nome chikungunya deriva dalla lingua kimakonde e significa “ciò che piega”, in riferimento alla postura curva causata dal dolore articolare. Oggi quel termine racconta una malattia che ha superato i confini geografici e che, complice il cambiamento climatico, rischia di diventare endemica in nuove aree del pianeta.

L’arrivo del primo vaccino rappresenta, in questo contesto, non solo un progresso scientifico, ma anche un passo verso una nuova consapevolezza: che la salute dei viaggiatori e quella del territorio sono ormai due facce della stessa medaglia.

Leggi l’intero articolo