Chi sfiderà New Zealand a Napoli? Luna Rossa ci sarà, dubbio Alinghi. E American Magic...

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Tra poche settimane è atteso il Protocollo, ossia il regolamento che sarà steso dai neozelandesi e dagli inglesi di Athena Racing in rappresentanza degli sfidanti. Resta però ancora da capire quanti (e quali) Team si presenteranno all'appuntamento

Maurizio Bertera

17 maggio - 11:50 - MILANO

Scelta la sede fra il tripudio generale, ora bisogna affrontare un problema forse maggiore: nel 2027, quanti team parteciperanno all’America’s Cup di Napoli? E qui l’entusiasmo lascia spazio alla perplessità, se non alla preoccupazione tanto che nel mondo della vela, non pochi si chiedono se non sarebbe stato meglio un passaggio all’anno successivo. Il ‘blocco di partenza’ della prossima edizione è atteso tra poche settimane, con la presentazione del Protocollo: il complesso di norme tecniche e sportive, stese insieme dal defender neozelandese e gli inglesi di Athena Racing in rappresentanza degli sfidanti. Non sono attese clamorose novità, ma a quel punto chi vuole strappare il trofeo a Emirates Team New Zealand inizieranno a farsi avanti. Probabile che Luna Rossa si faccia vedere lì: del resto, la base di Cagliari è rimasta attiva e lo schema del team non dovrebbe subire scossoni, in base a quanto promesso da Patrizio Bertelli, orientato verso i giovani leoni di scuola italiana e a limitare il ruolo dei nomi storici. La sorpresa potrebbe essere l’arrivo in squadra di Peter Burling, non più eroe di Team New Zealand che ha guidato in tre campagne vittoriose: vero che rappresenterebbe la negazione dell’apertura ai talenti nazionali, ma per il patron aretino ormai l’America’s Cup è una questione personale. All’ottava sfida, si trova a regatare in patria per una scelta sorprendente del nemico più pericoloso, tanto da far pensare a un autogol: obiettivamente è l’assalto definitivo, da non perdere. 

CHI CI SARà

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Detto che i neozelandesi hanno affidato le chiavi al 39enne Nathan Outteridge (un oro olimpico, sei titoli mondiali ma soprattutto australiano: un segnale non di poco conto), la situazione dei possibili iscritti non è confortante. Al momento, le uniche certezze sono il Challenger of Record ossia il consorzio che al termine dell’ultima edizione è stata il primo a presentare la sfida ai vincitori. In teoria, era Ineos – la barca inglese che aveva ‘suonato’ Luna Rossa Prada Pirelli nella finale della Louis Vuitton Cup – ma nel braccio di ferro con l’ex-skipper Sir Ben Ainslie si è ritrovata non considerata rispetto al nuovo team Athena Racing e il patron Sir James Ratcliffe (in un momentaccio economico e sportivo) ha pensato bene di togliersi dal gioco. Quindi Athena Racing non può mancare, ha un valido team, ma deve trovare un budget adeguato alle attese. I ‘rumors’ danno poi al 60% la presenza di American Magic che porta i colori del New York Yacht Club: il fascino storico che ha Napoli sul mondo a stelle e strisce gioca a favore. 

FRANCESI Sì, Spagnoli no

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Come la ‘prima volta’ in Mediterraneo dovrebbe convincere i francesi di Orient Express a ripresentarsi al via (pur con poche ambizioni di successo) mentre le speranze di rivedere gli spagnoli sono al minimo, considerando che neppure l’evento di Barcellona ha avuto un riscontro di interesse sulla vela locale. Si vocifera del ritorno di Artemis, il team svedese guidato da Torbjörn Törnqvist (il Ceo del colosso energetico Gunvor) che da 15 anni è più o meno presente nel circus. Altre sfide italiane? Premessa: il tempo per fare bene è veramente poco, anche disponendo di tanti soldi. Quindi ci vuole un gruppo già affiatato o che venga ‘aiutato’ in qualche modo dal defender che ha interesse a fare numero. Un anno fa, era uscito allo scoperto il romano Marco Trombetti, 48enne romano che lavora da oltre 25 anni nel campo dell’intelligenza artificiale e ha fondato Translated. “Il mio obiettivo è lanciare una sfida nel 2031” aveva dichiarato a Il Giornale della Vela. La sua notevole passione (è stato protagonista del giro del mondo a tappe con Translated9) e l’amicizia con Paul Cayard, lo skipper de Il Moro di Venezia nel 1992, sono un plus. Si parla anche di movimenti dalle parti di Trieste, storico bacino di velisti, e di Milano dove la passione per la vela è diffusa e ha spesso trovato il sostegno di grandi aziende. Si vedrà, a breve. 

Ernesto Bertarelli of Switzerland seen in front of the Alinghi Red Bull Racing AC75 BoatOne during the Presentation at the Team Base in Barcelona, Spain on April 16, 2024. // Samo Vidic / Alinghi Red Bull Racing // SI202404160686 // Usage for editorial use only //

rientra alinghi?

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Infine, non è impossibile un rientro di Alinghi Red Bull Racing che era uscito di scena per una scelta dichiarata apertamente da Ernesto Bertarelli. “Senza poter schierare stranieri a bordo, non corro più” aveva annunciato alla fine della sua deludente partecipazione a Barcellona. E non vedendo aperture sul tema da parte del defender (scelta peraltro comprensibile: nel 2003, Alinghi conquistò il trofeo, con sei velisti neozelandesi che l’avevano vinta due volte, tra cui l’asso Russell Coutts), ai primi di aprile ha annunciato il ritiro. Anche qui, è il caso di attendere il Protocollo: se fosse meno stringente sulle regole di nazionalità di chi fa parte dei team, Bertarelli (che non ha bisogno sicuramente di trovare finanziatori: per Forbes ha un patrimonio di 8,4 miliardi di dollari contro 5,3 di Bertelli, per capirsi) potrebbe tornare sui suoi passi. Sarebbe divertente, tra l’altro. Nel novembre 2003, quando in qualità di defender doveva scegliere la sede, si trovò a decidere tra Valencia e Napoli. Molti erano ottimisti, contando sui natali italiani del manager (romano, di fede calcistica laziale, velisticamente cresciuto in Argentario) e restarono delusi, se non irritati dalla preferenza per Valencia che grazie alle due edizioni dell’America’s Cup si è guadagnata fama mondiale. “Ho previlegiato lo sport” disse ai media. In realtà, non si fidava – da italiano – dei tempi di riqualificazione di Bagnoli.

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