Da quando Casanova è diventato un mito, ogni documento, lettera, oggetto a lui direttamente o indirettamente legato è diventato oggetto di culto. Nelle aste e nelle vendite internazionali d’antiquariato da oltre un secolo le reliquie che riguardano la sua vita raggiungono prezzi da capogiro, di parecchie migliaia di euro, che si tratti di una lettera, di una prima edizione, di un’opera d’arte contesi fra collezionisti e musei. Tutto ciò ha prodotto anche la nascita di un fiorente mercato di falsi: false lettere, falsi documenti, falsi ritratti, spesso legati anche al bisogno di creare in ogni modo lo scoop.
Uno dei risultati scaturiti dalle celebrazioni guidate dall’Università Ca’ Foscari per il terzo centenario della nascita di Casanova, è la costituzione di una rete di esperti di tutto il mondo nei vari ambiti del sapere in cui si è espresso il famoso veneziano: dalla letteratura alla poesia, dall’arte alla matematica, dall’economia al gioco. Per smascherare un falso, non bastano né un’analisi chimica né un’analisi grafologica. Basta avere della buona carta antica, un inchiostro a base ferrogallica e qualche conoscenza calligrafica per produrre una splendida quanto improbabile lettera di Casanova a Benjamin Franklin.
Come spiegato dal Prof. Antonio Trampus, Presidente dell’Edizione Nazionale delle opere di Giacomo Casanova in apertura del convegno internazionale “Casanova in Time”, alla Fondazione Giorgio Cini e a Ca’ Foscari (4-7 giugno 202)5, per la prima volta vengono riuniti esperti di tutto il mondo che in varie occasioni si sono cimentati sul tema del falso e sul rapporto tra vero e falso nel mondo di Casanova.
Quest’opera di expertise ha portato a riconoscere come falso ritratto di Casanova che un grande editore italiano, negli anni Settanta del Novecento, mise in copertina di una celebre edizione dei romanzi di Casanova. Attribuito a Casanova e al pennello del tedesco Anton Graff, si scopre essere in realtà un ritratto di Mozart eseguito dal pittore Johann Heinrich Tischbein e conservato, usato come francobollo sin dal 1922 nella serie dei grandi compositori austriaci. Oppure il caso dei falsi pensieri di Casanova sulla bellezza, che in realtà sono la traduzione italiana di un testo del famoso pittore attivo, a Madrid, Anton Raphael Mengs. Un altro caso è quello della falsa lettera ad un non meglio specificato “Veneratissimo Padrone” con cui Casanova restituisce un prestito, dove la pagina non reca alcuna traccia delle piegature tipiche di una missiva e un’ inchiostrazione troppo omogenea, mentre invece Casanova usava immergere la penna nell’inchiostro ad ogni inizio di periodo.
Nel gioco a rimpiattino tra il vero e il falso che è tipico di Casanova, finiscono così anche l’antiquariato, il collezionismo e il mercato delle notizie alla perenne ricerca di reliquie casanoviane.
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