Carsen Edwards: “Scrivo ancora i miei obiettivi sullo specchio. A Bologna cerco la svolta”

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Il nuovo play americano si racconta: mentalità ferrea, filosofia “una partita alla volta” e la voglia di crescere con Ivanovic. “Non cerco di essere un leader, ma di dare l’esempio. Tutto parte dalla difesa: lo dice il coach, e noi lo seguiamo”

Giorgio Burreddu

Collaboratore

14 ottobre - 08:13 - BOLOGNA

A otto anni lasciava messaggi motivazionali per sé stesso sullo specchio di casa. "Lo faccio ancora. Lascio dei promemoria giornalieri per gli obiettivi, per poterli vedere ogni giorno. Solo messaggi da leggere quotidianamente, per uscire di casa e cercare di portarli a termine". Carsen Edwards: specchio delle sue brame. E di quelle della Virtus Bologna. Ha schiantato Udine con un tiro nell’overtime a sigillare la sua miglior prestazione in bianconero, 27 punti. Adesso Edwards, 27 anni, play-guardia arrivato su un razzo dal pianeta Bayern con cui l’anno scorso è stato capocannoniere di Eurolega, punta dritto al bis: al PalaDozza domani arriva Monaco. E Carsen ha già imparato lo stile italiano: "Penso una partita alla volta. Ma siamo un bel gruppo, lavoriamo forte. Tutto parte dalla difesa, il coach lo ripete sempre e noi lo seguiamo". Suo padre, James, un giorno chiese ai due figli i loro obiettivi nella vita. Carsen e il fratello Jai si bloccarono. "Abbiamo pensato entrambi: ‘Quali sono?’. Così da allora ne ho sempre avuti". A Bologna non cerca solo punti, fama e gloria. Vuole di più: "Mi aspetto una svolta per la mia carriera". 

Si sente un leader? 

"Non credo di voler necessariamente cercare di essere un leader. Il mio obiettivo principale è essere il migliore possibile e dare il buon esempio. Mi sembra che i leader siano in grado di guidare vocalmente, ma la cosa più importante è dare l’esempio". 

Cosa la colpisce di Ivanovic? 

"Credo che voglia che io giochi duramente e nel modo giusto, di squadra. Vuole che tutti giochiamo come una squadra. Voglio essere in grado di giocare bene, fare le cose che lui vuole". 

Sarà di nuovo Milano-Bologna, duello che dura da anni.

"Mi hanno parlato della rivalità, ma non mi sono mai chiesto molto al riguardo. Milano è una buona squadra. Hanno giocatori molto bravi, di taglia, esperti, con una grande esperienza di gioco". 

Cosa si aspetta Bologna da lei? 

"Non lo so. Vedremo. Cerco solo di fare del mio meglio e di giocare il più possibile in ogni partita". 

Ha parlato di svolta in carriera. 

"L’ho detto, sì: sono qui solo per giocare a basket, rimanere in salute e fare del mio meglio". 

La Virtus e la famiglia bianconera come l’hanno accolta?

"Alla grande. Qui c’è una buona cultura e una grande storia. A Bologna amano il basket e fanno il tifo per la loro squadra. Lo abbiamo visto in queste prime gare".

Conosceva già qualcuno dei suoi nuovi compagni? 

"Sì. Il basket è un mondo così piccolo in America, quindi conoscevo Derek Austin: siamo della stessa città. Si creano relazioni attraverso i percorsi precedenti". 

Amici e nemici in Eurolega? 

"Sono amico di molti ragazzi con cui o contro cui ho giocato molto. Ma in realtà non ho nemici. Mi piace molto giocare a basket". 

Si gioca troppo? 

"Penso solo una partita alla volta. È normale che sia così. La stagione è lunga, dobbiamo gestire al meglio ogni momento. Ma la società ha tutto per farlo". 

Fa ancora yoga? 

"Un po’, sì. Ora mi piace di più il pilates, ma sì". 

Obiettivo sullo specchio: essere di nuovo il miglior realizzatore di Eurolega, come Mike James? 

"Non penso ai record, il focus è dare il massimo tutte le volte per aiutare la squadra a vincere".

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