Il trionfo in Billie Jean King Cup è un’altra dimostrazione di forza del nostro movimento. E adesso tocca ancora a Sinner e compagni...
Vicedirettore Vicario
21 novembre - 00:30 - MILANO
Il bellissimo sorriso delle nostre ragazze e quella Coppa alzata al cielo tra le note dell’Inno di Mameli. Che immagine iconica ci è arrivata ieri sera dalla Spagna. Il tennis italiano fa ancora festa, una festa continua, travolgente, senza fine. Dopo Jannik Sinner numero uno al mondo che ha vinto le Atp Finals di Torino, mettiamo a segno un altro risultato straordinario. La Nazionale capitanata da Tathiana Garbin riporta in bacheca la Billie Jean King Cup, di fatto la Davis al femminile. È la quinta volta che conquistiamo questo trofeo.
le eredi
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L’ultimo trionfo era datato 2013 e, pensate un po’, in quella squadra c’era anche un’incredibile giocatrice che porta il nome di Sara Errani. Dopo più di un decennio la tennista bolognese, che si è reinventata all’età di 37 anni, è stata la chioccia che ha contribuito in modo determinante al successo cementando il gruppo azzurro nel quale Jasmine Paolini è la vera punta di diamante. Ma segnatevi anche i nomi di Lucia Bronzetti, Elisabetta Cocciaretto e Martina Trevisan. Tutte, chi più o chi meno, hanno contribuito a portare la nostra Nazionale femminile sul trono del mondo. Sono le eredi di Francesca Schiavone, Flavia Pennetta, Roberta Vinci e la stessa Errani, campionesse assolute che hanno segnato l’epoca d’oro del nostro tennis femminile.
felicità
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Ora dopo anni di magra cominciamo a rivivere un periodo felice. La vittoria di Malaga impreziosisce l’oro olimpico di Parigi del doppio Paolini-Errani e corona una stagione nella quale Jasmine ha giocato due finali Slam (Roland Garros e Wimbledon) salendo in classifica mondiale fino alla posizione numero quattro, eguagliando così il best ranking italiano di Francesca Schiavone del 2011. Le nostre ragazze, insomma, seguono le performance dei colleghi maschi. La Paolini fa da capofila, ben indirizzata sulla strada di Sinner, in un gioco al rialzo che fa del nostro movimento tennistico il migliore e il più invidiato al mondo. E non solo per i successi sul campo, ma anche per la capacità organizzativa e la promozione sul territorio. Questa Coppa tinta d’azzurro custodisce una storia di coraggio che merita di essere sottolineata. È quella della capitana Tathiana Garbin. Veneziana di 47 anni, è stata un’ottima giocatrice negli anni Duemila quando il tennis femminile era senz’altro a un livello più alto rispetto a quello odierno. Nel 2016 ha ereditato il gruppo da Corrado Barazzutti. Erano tempi bui, pochi successi e qualche polemica di troppo. Tati, come la chiamano gli amici, ha lavorato in silenzio per anni andando a cercare in giro per l’Italia le ragazzine che potevano avere un futuro. Tassello dopo tassello, ha costruito una squadra che si è stretta attorno a lei. Una sorella maggiore, più che la capitana
la guida
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L’anno passato con le sue ragazze ha sfiorato il successo perdendo la finale contro il Canada. E, solo a cosa fatte, ha raccontato che stava lottando contro un tumore. La sua vicenda ha commosso l’Italia intera rinsaldando il rapporto con le sue giocatrici. Ieri Tathiana si è presa una rivincita anche contro quel male che fortunatamente non c’è più. In panchina è stata perfetta. Ha capito dopo il match contro il Giappone che la Cocciaretto non stava attraversando un grande periodo di forma. E l’ha sostituita con la Bronzetti, decisiva nel portare punti sia in semifinale con la Polonia che ieri contro la Slovacchia. Il resto l’hanno fatto Paolini ed Errani. Adesso Tathiana Garbin passa il testimone al collega Filippo Volandri. La sua squadra con in testa Sinner comincia oggi il cammino per difendere l’Insalatiera d’argento conquistata l’anno passato. Abbiamo tutte le carte in regola per mettere a segno un clamoroso doppio bis. Coraggio, dunque, riportiamo a casa la Coppa Davis. Sono gli altri a doverci temere e la Spagna di Alcaraz e già fuori. Noi abbiamo la fortuna di avere Jannik, che certamente farà di tutto per chiudere in bellezza una stagione senza pari a cui manca solamente la ciliegina.