Dal Galles a Hollywood tra ansie e 'stage fright', il miracoloso addio all'alcol che gli stava distruggendo la vita, la ricerca di Dio e l'eterna memoria del padre fornaio col suo misterioso "grande segreto". Esce oggi in libreria worldwide (in Italia con Longanesi) E' Andata Bene, Ragazzino, il memoir senza filtri di Anthony Hopkins.
Due Oscar, quattro Bafta e due Emmy: dal riservato maggiordomo di Quel Che Resta dei Giorni a Hannibal Lecter, il medico cannibale del Silenzio degli Innocenti, dall'impiegato impiegato di una libreria antiquaria londinese di 84 Charing Cross Road al padre con la demenza senile in The Father: la filmografia di Hopkins è sterminata al pari del suo impegno per il teatro. In un capitolo del memoir Sir Anthony rievoca l'incontro con Katharine Hepburn, costar del suo primo film Il Leone d'Inverno che gli suggerì di fare "come Spencer Tracy, come Bogart: non recitare. Limitati a essere. Basta che tu dica le battute. Tu sei Riccardo Cuor di Leone!". A Port Talbot, dove è nato e cresciuto, Hopkins vive un'infanzia segnata dal silenzio emotivo e dalla durezza degli uomini attorno a lui. Studente mediocre, bullizzato dai compagni e invisibile agli occhi di tutti nella città delle acciaierie e di Richard Burton (quella che Richard Attenborough una volta definì"con la più' grande concentrazione di attori per metro quadro del mondo"), la vita del giovane Anthony cambiò una sera del 1948, quando per la prima volta si mischio' agli spettatori di una performance dell'Amleto: fu la scintilla che lo porto' verso il teatro.
Nell'autobiografia Hopkins ripercorre una straordinaria carriera con uno stile intimo e coinvolgente, dall'incontro con Burton alla formazione alla Royal Academy con Laurence Olivier, fino alla costruzione di personaggi iconici come Hannibal Lecter, ispirato a Dracula e alle sue esperienze di vita. Non manca il lato oscuro: dal rapporto mancato con la figlia Abigail con cui ha rotto oltre vent'anni fa, all'alcolismo.
Hopkins ricorda bene l'ora, le 11 di mattina del 29 dicembre 1975, quando di punto in bianco decise di smettere di bere. Dopo aver guidato tutta la notte in stato di ebbrezza dall'Arizona a Los Angeles senza, per miracolo, ammazzare nessuno, "fui fortunato ad avere finalmente trovato la chiarezza", scrive nel memoir: "Avrei fatto tutto ciò che era in mio potere - e invocato ogni altra fonte di potere - perchéï non succedessero più cose del genere: non ricordare quello che avevo fatto; guidare e mettere in pericolo gli altri; lasciare che quel mostro strisciasse su per le mie gambe, rendendomi crudele e freddo. 'Sono un alcolizzato e ho bisogno di aiutò, dissi al mio agente".
Sono 50 anni che Hopkins non beve. Il memoir rivela un uomo riservato e solitario, ma non disposto a limitarsi a raccontare gli eventi della sua vita - il cosa è successo e quando.
L'attore dedica grande attenzione alle grandi domande: il perché di tutto questo e il significato profondo delle cose. Arrivato alla soglia degli 88 anni (il 31 dicembre), Hopkins resta meravigliosamente stupito dalla fortuna e dall'improbabilità di quel sogno che chiama vita.
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