Il progetto di Claudio Canepari e Giuseppe Ghinami racconta l'espansione della 'ndrangheta in Emilia-Romagna
Patrizia Chimera
23 maggio - 11:20 - MILANO
Questa sera, venerdì 23 maggio 2025, in prima serata su Rai 2 va in onda Aemilia 220 - La Mafia sulle rive del Po, la docufiction coprodotta da Rai Fiction - Fidelio con il sostegno della Regione Emilia-Romagna attraverso Emilia-Romagna Film Commission. Il progetto di Claudio Canepari e Giuseppe Ghinami vuole raccontare in modo sistematico e cinematografico, per la prima volta, l'espansione della 'ndrangheta in Emilia-Romagna, una regione che si pensava immune da infiltrazioni di tale tipo fino a pochissimo tempo fa. "220" non è solo un numero, ma il simbolo della portata sistemica di un’inchiesta che ha permesso di portare a galla questa verità, svelando quanto la mafia sia oggi trasversale, capace di mimetizzarsi ovunque e dalle modalità moderne.
Aemilia 220 - La Mafia sulle rive del Po su rai 2
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Il regista Claudio Canepari ha spiegato che l'obiettivo della docufiction Aemilia 220 - La Mafia sulle rive del Po non era solo quello di "informare, ma scuotere. Mostrare come l’infiltrazione mafiosa non sia un fenomeno confinato al Sud, ma un sistema ramificato, che ha saputo insinuarsi nella quotidianità delle città emiliane, mimetizzandosi tra aziende, appalti e relazioni sociali. Abbiamo lavorato per restituire la complessità di questa vicenda, senza semplificazioni, ma con la consapevolezza che la chiarezza è un atto politico”.
Il progetto racconta del più grande processo di mafia celebrato nel Nord Italia, che ha portato all'arresto di 220 persone: in manette non solo boss calabresi ma anche professionisti, politici, imprenditori e funzionari pubblici emiliani. Un'aula bunker è stata costruita appositamente per questo caso, che ha visto l'utilizzo di centinaia di intercettazioni audio e video che hanno svelato una criminalità diversa. Niente pizzo o lupara, ma giacca e cravatta, legami profondi con la politica, le istituzioni, i media locali. La docufiction si avvale di interviste a investigatori, magistrati, giornalisti e anche di una ricostruzione immersiva firmata da Claudio Canepari e Giuseppe Ghinami che ha permesso di trasformare le carte processuali in un thriller civile. Per il progetto sono stati anche usati documenti d’archivio inediti, intercettazioni e testimonianze dirette.
il caso
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L'Emilia Romagna, tra il 2000 e il 2010, è stata interessata da molti attentati, omicidi irrisolti, incendi dolosi. Nessuno riesce a spiegare il senso di tutti questi eventi: a Brescello, il paese diventato celebre per la storia di Don Camillo e Peppone, dei killer vestiti da Carabinieri uccidono una persona, mentre a Reggio Emilia e a Sassuolo due bombe esplodono rispettivamente in un bar del centro e nella sede dell'Agenzia delle Entrate. Sembrano tutti episodi isolati, che in realtà sono tutti riconducibili a una nuova mafia che si sta formando nella regione, la cosiddetta 'ndrangheta 2.0.
L'organizzazione criminale si è infiltrata in molti settori della società, occupandosi di frode fiscale, falsa fatturazione, riciclaggio, smaltimento rifiuti, logistica, ciclo del cemento. I boss stessi, intercettati dagli investigatori, hanno ammesso che la loro criminalità "fa più soldi con le fatture che con la droga”. Al centro della docufiction ci sono proprio le indagini iniziate nel 2010 e terminate con il blitz antimafia del 2015.
il cast
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Fabio Melchionna veste i panni del boss della cosca di Cutro Romolo Villirillo, Savino Paparella è Antonio Gualtieri, pezzo grosso della ‘ndrangheta emiliana, Cosimo Ribezzi è il boss Nicola Grande Aracri, Jessica Giuliani è Roberta Tattini, consulente bancaria e finanziaria al servizio della mafia emiliana, Paolo Bonacini e Giovanni Tizian sono, invece, le voci narranti.