Zverev e i suoi fratelli, i tennisti contro l'occhio di falco (che non funziona sulla terra)

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A Madrid il tedesco ha scattato una foto con lo smartphone dopo aver visto nettamente fuori una palla che per il giudice elettronico era buona. Tra gli altri anche Sabalenka e Fils contro una tecnologia introdotta 18 anni fa ma ai primi passi sulla terra rossa

Luigi Ansaloni

28 aprile - 17:16 - MILANO

Ma “l’occhio di falco” sulla terra rossa funziona? La domanda serpeggia tra giocatori e addetti i lavori, anche se molti di loro sembrano avere già la risposta. Se chiedete ad esempio ad Alexander Zverev o Aryna Sabalenka, la loro opinione è che no, non funziona. Per nulla. Il tedesco nella sua partita contro Alejandro Davidovich Fokina sul 5-4 a suo favore nel secondo set ha scattato una foto con lo smartphone dopo aver visto una palla nettamente fuori, mentre il giudice elettronico non era intervenuto, dandola come buona. A quel punto Zverev si è rivolto all’arbitro, Mohamed Lahyani, protestando per quanto visto, ma il giudice di linea ha detto più o meno che quello che dice “occhio di falco”, anche sulla terra, non si discute. Zverev ha poi vinto contro, ma ha rincarato la dose sui social, postando su Instagram la foto del segno in campo: “Questa palla è stata giudicata buona. Chiamata interessante…”. 

le parole dei giocatori 

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“Non ho nulla contro l’arbitro elettronico, anzi sono un fan di questo tipo di tecnologia – ha poi detto il numero due del mondo in conferenza stampa – ma in questo caso è stato chiaramente un errore. So che non è colpa dell’arbitro e che non sarebbe servito scendere e controllare il segno, ma è una situazione che deve essere risolta ed è per questo che parlerò con i supervisori e con l’Atp”. Come detto, quello di Zverev non è un caso isolato ma solo una voce in mezzo ai tanti dubbi dei giocatori sulla funzione di occhio di falco sulla terra rossa. Aryna Sabalenka la scorsa settimana, al Wta di Stoccarda, aveva più volte protestato contro le chiamate elettroniche, fotografando il segno di una pallina, che per lei era senza ombra di dubbio fuori. Sempre a Madrid c’è stato lo sfogo di Arthur Fils, che dopo la sconfitta contro Francisco Comesana aveva definito la situazione addirittura “orribile”: “Giochiamo con l’arbitraggio elettronico da qualche settimana. Siamo sulla terra, ci sono dei segni. Ho ricevuto un servizio due o tre centimetri fuori e quando guardi il video, ti dice che ha colpito la linea. Lo trovo orribile”, ha detto senza mezzi termini il francese. 

storia dell'occhio

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L’occhio di falco (in termini tecnici l'electronic line calling live) esiste ormai da 18 anni, ma non era stato ancora usato sulla terra fino a quest’anno. Si era deciso di introdurre questa tecnologia sul rosso dopo le tante polemiche che lo scorso anno c’erano state dopo il match perso a Montecarlo da Jannik Sinner contro Stefanos Tsitsipas, con un doppio fallo commesso dal greco e non ravvisato dal giudice di sedia nonostante la seconda di servizio fosse fuori di almeno dieci centimetri. Un errore, quello della francese Aurelie Tourte, che indirizzò la partita (Sinner sarebbe salito 4-1 con doppio break nel set decisivo) e che portò ad una serie di discussioni che hanno portato all’introduzione dell’occhio di falco anche sulla terra. Che doveva spegnere le polemiche, ma così non è stato. Anzi.

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