Zantedeschi: "Il tennis come la vita, ogni settimana ci si rialza e si riparte"

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L'atleta veneta si confessa: “In Brasile il tifo più caloroso. Le vittorie davanti ai familiari sono indimenticabili. Cosa porto sempre con me in viaggio? Un peluche e un ciuccio”

Pietro Razzini

17 maggio - 12:03 - PARMA

Venticinque anni, classe 2000, un legame solido con la sua terra e con la sua famiglia anche se il tempo per vivere tutto questo “in presenza” è sempre meno. Tuttavia Aurora Zantedeschi qualcosa di eccezionale l’ha fatto per la sua Verona, rendendo così ancora più orgogliosi mamma e papà. Nel 2024 ha conquistato lo scudetto con la squadra dell’ At Verona Falconeri. L’ha raccontato al tennis Club Parma dove era presente per partecipare al “Ladies Open presented by Iren”, Wta 125 organizzato da MEF Tennis Events: “Vincere uno scudetto è già di per sè qualcosa di speciale. Ma farlo per la mia città e per il circolo in cui mi alleno da quando avevo tredici anni, è davvero indescrivibile. È stato un momento super, uno di quelli che restano nella memoria”.

Nella sua carriera ha conquistato 2 titoli ITF in singolare e 17 in doppio: quale di questi ricorda con maggiore emozione?

“Porto nel cuore il primo titolo in singolare, conquistato a Tabarka in Tunisia quando avevo 19 anni. In doppio, invece, direi il torneo vinto a Brescia e la finale a Palermo, nonostante la sconfitta. Entrambe nel 2024. Sono state speciali perché ho avuto l’opportunità di giocare davanti alla mia famiglia”.

Nel 2023 ha giocato il suo primo torneo WTA. Come si sta approcciando a questo mondo?

“È stato sicuramente un passaggio importante per la mia crescita. Faccio ancora pochi tornei WTA ma capisco chiaramente la differenza rispetto al circuito ITF: misurarmi con un livello più alto è utilissimo per capire a che punto sono del mio percorso. Ogni atleta si impegna per vivere esperienze sempre più competitive”.

Preferisce la dimensione del singolare o quella del doppio?

“Per ora mi concentro sul singolare: è lì che voglio crescere. Anche se i risultati migliori sono arrivati in doppio. Dico sempre che il singolare è “il lavoro”, il doppio è il “divertimento”. L’impegno è comunque massimo per rispetto della compagna di squadra. Cerco di vivere le partite in coppia con persone che stimo e con cui ho un buon feeling dentro e fuori dal campo”.

Qual è l’aspetto più duro della vita da tennista?

“Dal mio punto di vista, la lontananza dalla famiglia. Passiamo almeno trenta settimane all’anno in giro per il mondo, cambiando ogni settimana ambiente, fuso orario, clima. Non solo, anche le cose più semplici come adattarsi a un nuovo materasso o a una diversa alimentazione”.

Il concetto di sconfitta rientra in questo contesto: quanto è complicato affrontarla settimanalmente?

“Un atleta che gioca a tennis conosce questo meccanismo: solo un giocatore vince tra tutti quelli che partecipano. Piuttosto mi piace leggere questo tema come un’opportunità: ogni torneo è una ripartenza. In campo ogni settimana si riparte da zero: è dura, ma anche stimolante. Un’occasione per chiudere col passato, soprattutto se qualcosa è andato storto, e gettarsi in un’altra avventura”.

Come si prepara mentalmente prima di una partita?

“Ho lavorato con una mental coach ma da tre anni non ho più questo tipo di figura al mio fianco. Penso che, durante le fasi della vita, una persona abbia esigenze diverse. Oggi è il mio coach a occuparsi anche di quell’aspetto: conoscendomi bene, riesce a supportarmi anche mentalmente”.

Da chi è formato il suo team?

“Ho un preparatore fisico e un coach che mi seguono con continuità. A loro si aggiungono un fisioterapista di fiducia e una nutrizionista. Il team è fondamentale, non solo dal punto di vista delle specifiche competenze: a livello femminile, forse anche più che nel maschile, è indispensabile per aiutare l’atleta a mantenere umore positivo, equilibrio e fiducia”.

Segue un’alimentazione specifica?

“Sì, ho delle linee guida a cui cerco di tenere fede. Per l’esperienza che ho accumulato, però, credo sia più importante quando mangio e quanto mangio. Ritengo che ogni tanto un piccolo sfizio alimentare possa fare bene. Rientra in quel concetto di serenità grazie al quale si può affrontare meglio il lavoro”.

Cosa le piace fare nel tempo libero?

“Se i tempi lo permettono, rientro a casa. Trascorro del tempo con la famiglia e le amiche più strette. Faccio lunghe passeggiate con il mio cane. Sono piccoli gesti che mi ricaricano”.

Ha una playlist che ascolta prima delle partite?

“Sì ma non è sempre la stessa. Mi lascio guidare dal periodo, dalle emozioni che provo. A differenza di tante colleghe, però, raramente mi capita di scegliere canzoni con un ritmo elevato. Prima di alcuni tornei vinti, per esempio, ascoltavo le canzoni di Ultimo”.

C’è un luogo nel mondo dove, per lei, è speciale giocare?

“In Brasile, rispondo senza esitazione. L’anno scorso mi sono fermata in Sud America per sei settimane: lì lo sport è vissuto in modo molto caloroso. Fanno sentire una tennista come una celebrità. Sono persone aperte, allegre, capaci di trasmettere felicità. Ogni torneo, che sia un Wta o un Itf, diventa un grande evento”.

Cosa non manca mai nella sua valigia oltre all’attrezzatura sportiva?

“Un peluche piccolino che mi ha regalato la signora Marta del circolo di Verona. Indica il legame inscindibile che ho con la mia terra. E poi un ciuccio che ho trovato casualmente una mattina, mentre stavo facendo colazione. Mi hanno detto che porta fortuna e, da quel momento, gira il mondo con me”.

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