Tra tamburo, megafono, tatuaggi e scaramanzie: è tutto pronto per la finale contro il Psg
Alessandro Grandesso
31 maggio 2025 (modifica alle 00:26) - PARIGI (FRANCIA)
Tamburo, megafono e tutti a intonare cori. Sembra la curva nord, ma è il Corcoran’s. Un pub come tanti altri in città, ma non quando c’è la partita dell’Inter. E allora il locale in pieno centro di Parigi si trasforma in succursale del Meazza, da sede del club dei tifosi nerazzurri, in fermento da settimane. Gli oltre duecento iscritti, vivendo nella capitale, sanno bene che l’esito della finale di stasera di Champions League con il Paris Saint Germain per loro va oltre il campo. La vittoria porterebbe gloria e buon umore fisso per settimane, alla faccia dei parigini, mentre la sconfitta sarebbe sinonimo di condanna a durevoli canzonature da parte di amici, colleghi di lavoro, vicini o semplici avventori della brasserie sotto casa, con il croissant in mano e il Psg nel cuore.
insieme ai blaugrana
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Comunque sia, per chi non ha trovato un biglietto per Monaco di Baviera, ci sarà la bolgia al Corcoran’s sui Grands Boulevards, dove i preparativi sono iniziati da tempo. Si prevede il pienone tra membri del club e altri italiani, attirati dall’inedita sfida. Tutto coordinato da Gianfranco, cinquantenne, a Parigi dal 2000, cofondatore e presidente dell’Inter Club dal 2002: "All’inizio, ci ritrovavamo nella sede del Comitato per gli italiani all’estero, condividendo gli spazi con il Juventus Club", racconta il dirigente di una società di consulenza per aziende, originario di Atri, provincia di Teramo. "Loro poi se ne sono andati dimenticando la bandiera, che noi abbiamo bruciato con cerimonia ufficiale. Poi ci siamo trasferiti nella cripta della Chiesa italiana, dove abbiamo allestito tre maxischermi, grazie anche al sostegno di un prete interista. E, dopo un piccolo pub vicino al Pantheon, siamo approdati al Corcoran’s, dove c’è pure il fan club del Barcellona". Per la torrida doppia semifinale di Champions, nerazzurri e culé hanno vissuto insieme ogni emozione, tra canti, sfottò e alla fine qualche abbraccio.
conto sui gobbi
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Per la finale di oggi sarà un’altra storia, anche per chi non è ancora iscritto al club. Come Nicola, 52 anni, direttore d’orchestra che sfrutta il lungo ponte per andare in campagna: "Ma ci siamo organizzati per seguirla in ogni caso, pure con qualche gobbo juventino che spero non gufi, in nome dell’amicizia". Si vedrà. Partita speciale sarà per Pilu, trentenne di Torino con mamma parigina. Lui sotto la Tour Eiffel ci è arrivato tre anni fa per lavorare nel settore alberghiero: "La prima cosa che ho fatto è stato iscrivermi all’Inter Club". Come il milanese Ludovico, 27 anni, occupato nel settore della finanza e che, oltre alla quota di 30 euro l’anno, continua a pagare l’abbonamento al Meazza, dove torna per le partite in casa: "Parto il venerdì sera e rientro il lunedì all’alba". La finale se la vedrà a Parigi. Non Michele, 36 anni, architetto, iscrittosi all’Inter club "per soffrire in compagnia". L’ultimo atto di Champions è in programma sul divano di casa, ma a Parma, dove tornerà per seguirla con il papà: "Come nel 2010. Quella volta ci portò bene, contrariamente al 2023 quando invece non eravamo insieme". La scaramanzia è d’obbligo, ogni dettaglio conta. Come le unghie laccate di nerazzurro di Ester, quarantenne, napoletana atipica, di famiglia bianconera, interista per amore del compagno Ruggero, 56 anni di cui 37 da abbonato al Meazza: "E esordio in curva nel 1975", racconta lui. "Per un Inter-Ternana".
romanisti fuori
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Ester da sette anni fa parte anche del direttivo, che ogni tanto organizza delle trasferte e qualche incontro con vecchie glorie nerazzurre, come Youri Djorkaeff o Nicola Berti. Anche se il coro che va per la maggiore, spiega lei, è il ricordo del Mondiale 2006: “Tutti pazzi per Materazzi”. Quello dell’Inter è comunque uno dei club di tifosi italiani con più aderenti a Parigi: "I milanisti sono rimasti in pochi", puntualizza Gianfranco. "I tifosi della Roma sono stati sbattuti fuori dal loro bar: facevano troppo casino. Quelli del Napoli club non sono più molto attivi. E non si hanno più notizie di quelli della Juventus". In compenso, i bianconeri si sarebbero vendicati rubando la bandiera dell’Inter Club durante l’annuale Kop Cup, torneo internazionale di calcio a 7 dei tifosi espatriati che si disputa d’estate nella periferia di Parigi. Francesca, 27enne di Ferrara, nel direttivo si occupa di alimentare i social e sul costato ha deciso di tatuarsi il bollino di garanzia di fede nerazzurra: “Amala”. "La mia prima gara all’Inter Club è stata proprio la finale di due anni fa con il Manchester City. Spero vada meglio, stavolta". Sara, brianzola di 37 anni, pure lei nel direttivo, è sicura: "La differenza in finale per noi la farà Thuram, il nostro francese".
spola col belgio
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Sara all’Inter Club ci è arrivata tramite un amico parigino tifoso del Psg. Intrecci inevitabili per la variegata comunità italiana e nerazzurra. Di cui fa parte anche Pietro, quarantenne che per motivi di lavoro fa la spola con il Belgio: "Anche a Bruxelles mi sono iscritto all’Inter Club, così non mi perdo nessuna partita". E poi c’è Aldo, accento da parigino doc, "ma di madre siciliana e famiglia interista", ci tiene a sottolineare. È lui il trascinatore delle serate al Corcoran’s. Con tamburo e megafono, ha il compito di dare l’incipit a tutti i cori, magari dando le spalle al maxischermo, senza preoccuparsi troppo di quello che succede in campo. Come in curva. Così ogni partita viene vissuta come una festa ed è anche l’occasione per ritrovarsi e scambiare qualche chiacchiera sulla vita da espatriati, con percorsi e origini diverse, ma uniti dalla passione per la squadra del cuore. Il tutto con una birra o un aperitivo in mano.
una maglia a meta'
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Infine ci sono le nuove leve. Come Esteban, il figlio 15enne di Gianfranco, nato a Parigi e che per questo, in vista della finale, ha inevitabilmente il cuore diviso a metà: "L’ha risolta chiedendo alla nonna di cucirgli una maglia con metà casacca del Psg e metà dell’Inter", racconta suo papà. La mamma, Katy, è stata la prima donna iscritta all’Inter Club, da francese: "Non è mai venuta alle partite", conclude Gianfranco. "Ma per la finale con il Psg ci sarà, magari con mia figlia che arriva da Nizza".