'Serve rete integrata e anagrafe vaccinale potenziata'

06 giugno 2025 | 17.08
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"In Campania la copertura vaccinale contro il meningococco B nei bambini nati nel 2021 si attesta intorno al 50%, un dato preoccupante se paragonato con la media nazionale che sfiora l’80% e ancora di più se confrontato con la copertura ottimale del 95% prevista dal ministero della Salute per le vaccinazioni raccomandate". A lanciare l’allarme è Antonio D’Avino, presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp), che richiama l’attenzione sulla necessità di rafforzare le strategie vaccinali regionali, in linea con gli obiettivi fissati dal Piano nazionale prevenzione vaccinale (Pnpv) 2023-2025. (VIDEO)
"Il Pnpv prevede una copertura ottimale pari almeno al 95% per tutte le vaccinazioni raccomandate in età pediatrica, inclusa quella contro il meningococco B – spiega D’Avino – Siamo quindi ben lontani dal target, e questo deve spingerci a riflettere su cosa non sta funzionando e su quali strumenti abbiamo a disposizione per colmare il divario. Il meningococco B può causare meningite e sepsi fulminanti, con esiti anche fatali o con gravi sequele permanenti - evidenzia - È inaccettabile che ci siano bambini non protetti quando la vaccinazione può prevenire tutto questo". D’Avino riconosce però un punto di forza della regione. "La Campania dispone di un’anagrafe vaccinale informatizzata, il sistema Sinfonia, che rappresenta un modello di eccellenza a livello nazionale. Questo strumento consente di monitorare in tempo reale le coperture, individuare i bambini che non hanno completato il ciclo vaccinale e attivare strategie di richiamo attivo, contattando direttamente le famiglie. Il problema principale – aggiunge – non è solo iniziare il ciclo vaccinale, ma completarlo. È fondamentale che i pediatri di famiglia, in sinergia con i centri vaccinali e la sanità pubblica, utilizzino Sinfonia per programmare gli accessi e recuperare gli inadempienti".
L’esperto propone un modello organizzativo flessibile: "In regioni come la Toscana, dove le coperture superano l’80%, il successo è frutto di una rete ben strutturata tra sanità pubblica e pediatria di famiglia. Questo modello va replicato, adattandolo alle specificità locali. In alcune aree, si potrebbe anche valutare l’utilizzo di setting alternativi come scuole o farmacie. Il pediatra di famiglia – conclude il presidente Fimp – è una figura chiave: conosce il bambino fin dalla nascita e costruisce un rapporto di fiducia con la famiglia. È questo legame che può fare la differenza nel sensibilizzare e accompagnare i genitori verso una scelta consapevole. Dopo 35 anni di professione, continuo a credere che solo una rete vera, strutturata e coesa possa garantire il diritto alla salute dei più piccoli".
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