Il vice presidente esecutivo di Pirelli è stato consigliere del club nerazzurro oltre che sponsor, ha riportato il gruppo in F.1. "I piloti di oggi grandi talenti anche grazie ai videogiochi"
Simbolo di Milano, conficcata dentro la sua storia industriale, eccellenza dell’Italia che resta all’avanguardia (“con l’Intelligenza artificiale si accorciano i tempi di produzione e si creano nuovi posti di lavoro”), è difficile elencare tutti i modi in cui Pirelli si è legata allo sport: le associazioni più facili sono quelle con la F1 (fornitore ufficiale delle gomme dal 2011) e con l’Inter (sponsor dal 1995), ma in mente vengono anche le vele di Luna Rossa in America’s Cup o le tute di una campionessa come Sofia Goggia.
Per chi ne è alla guida, Marco Tronchetti Provera, oggi vicepresidente esecutivo, parlare di sport significa unire il lavoro alle tante passioni che hanno accompagnato la sua vita.
Interista sin da subito?
"Sì, e grazie a mia madre. Seguivamo le partite alla radio, con mio fratello maggiore, quello di mezzo invece per distinguersi era milanista. Mio padre non era interessato al calcio, ogni tanto faceva finta di essere milanista per creare un po’ di querelle in casa”.
Si ricorda la sua prima volta allo stadio?
“Certo, Inter-Spal. Avevo 10 anni, ottenni questo splendido regalo di compleanno. Fortunatamente fu un debutto felice. L’unico fastidio era mio padre, che guardava sempre dalla parte opposta perché per lui erano ragazzi in mutande che seguivano una palla, io invece ero affascinato…”.
E lo sport praticato?
“Due su tutti: il cavallo e lo sci. E poi ovviamente il calcio perché a scuola c'era il campetto”.
Un calciatore che le è rimasto nel cuore?
“Il primo a colpirmi è stato Angelillo elegante, a testa alta, vedeva sempre il gioco. Poi, tantissimi. L'Inter di Moratti padre e quella di Massimo hanno avuto campioni indimenticabili: Suarez, Mazzola, Corso, Facchetti, e poi Zanetti, Ronaldo, Eto'o, Sneijder, Milito. Quell’Inter era soprattutto un gruppo di amici, c'era un'atmosfera fantastica, con Mourinho su tutti, erede per i tifosi del mago Herrera”.
Il suo ricordo più felice legato a un evento di sport?
“Beh, la Champions, l’anno del Triplete, è stata una vittoria importante. Anche se in realtà la semifinale con il Barcellona era stata più emozionante. Siamo arrivati a Madrid, forse in modo incosciente, convinti di vincere”.
E fuori dal calcio?
“Era meraviglioso vedere Thoeni, aveva un tocco speciale, sciava con armonia. Nei concorsi ippici seguivo i fratelli D’Inzeo, poi ricordo la vittoria di Fausto Gardini in Coppa Davis, al circolo Bonacossa dove io ero socio da ragazzino: era stato il primo a fare il rovescio a due mani, era del tutto inelegante, ma la passione che c’era in quel piccolo catino era incredibile. Un nostro socio aveva vinto un match in Davis”.
Quello più triste?
“Non esiste, perché anche quando arriva penso subito al domani”.
Quindi la stagione interista appena passata è una delusione già dimenticata?
“Diciamo di sì. Ho il ricordo di una bella metà di stagione, poi sono stato molto via…”, dice sorridendo.
Sul Milan lei ha detto: "La scorsa stagione hanno fatto sempre male, tranne che con noi, speriamo che quest'anno facciano bene, tranne che con noi". Prevale lo spirito milanese?
“Bene, ma non troppo bene. Cioè che stiano là dietro con dignità. Vogliamo una Milano calcistica dignitosa. Rimpiango i veri derby, quelli dove… Vincevamo noi”.
Nella sua storia di tifoso e di partner dell'Inter, non si può non parlare della sua amicizia con Massimo Moratti.
“Alla fine, conta quello che abbiamo vissuto insieme per quasi 20 anni, conta l'amicizia. Alla sua festa per gli 80 anni è stato bello ritrovare calciatori che hanno segnato la storia dell'Inter, ma soprattutto facce amiche che hanno vissuto un'avventura insieme. Massimo magari cambiava tanti allenatori ma aveva la capacità di tenere uno spogliatoio con un’umanità che prevaleva su tutto. La porta dell'ufficio non era mai chiusa. Per qualcuno era un fatto negativo, per me molto positivo. Quella è stata un'Inter dove, anche prima che arrivassero i risultati, c'è sempre stata l’idea di dare una speranza ai tifosi. Era l'eredità di suo padre che lui ha voluto continuare”.
C'è stata una volta in cui non vi siete trovati d'accordo?
“Non c’erano motivi, Massimo ha portato sé stesso nel calcio. C’è un lato molto realista, poi c’è il lato umano che ogni tanto mette da parte il taglio realista e si permette di essere solamente umano, che è una cosa meravigliosa”.
Di Chivu che dice?
“Persona seria, che si impegna. Certo da allenatore è più difficile, ma è uno che ama l’Inter, darà tutto sé stesso. Serve che si ricrei la giusta armonia: le sconfitte di quest’anno hanno creato tensioni che devono rientrare. Alla fine, si vince sempre con lo spogliatoio”.
Chivu è uno che ama l’Inter, darà tutto sé stesso. Serve che si ricrei la giusta armonia
Marco Tronchetti Provera
Una follia che ha fatto per seguire una passione sportiva?
“Ho forse fatto più follie nel praticare sport che non per seguirlo”.
La F1, al di là delle ovvie connessioni tecnologiche per la Pirelli, è l’altra sua grande passione: c’è un pilota a cui è più legato?
“Il primo di cui ho sentito parlare in casa è stato Alberto Ascari e la sua tragedia. Poi mi ha colpito Jim Clark, era elegante, faceva cose straordinarie in modo semplice, che è quello che fanno i campioni. Villeneuve era il coraggio, i giovani appassionati amavano riconoscersi in lui perché era imprevedibile. Ayrton Senna, la qualità: umana e di pilota. Niki Lauda un uomo speciale, molto rigoroso e di grande qualità; Schumacher, la capacità straordinaria di messa a punto della macchina”.
E venendo a oggi?
“Non vorrei scontentare nessuno ma le qualità di Verstappen sono ovvie, come riesce a guadagnare quella frazione di secondo... In generale questa è una generazione di grandissimi talenti. L’abitudine ai videogame di questa generazione e l’esercizio fisico intenso hanno cambiato la capacità di reazione di questi ragazzi, tutto è più veloce. È un fenomeno che riguarda tutti gli sport: se vede come viaggia la palla di Sinner rispetto ai tempi di Pietrangeli o Panatta… Gli atleti hanno una preparazione fisica diversa, una misurazione della loro performance quasi ossessiva. Mi fa sorridere pensare a Mario Corso all'ombra che aspettava la palla, o lo stesso Recoba che aveva, diciamo, una scarsa attenzione al peso...”.
E Hamilton?
“Un grande campione che già così resterà nella storia, non so dire che difficoltà abbia incontrato, la Ferrari ha avuto un inizio complesso”.
Lei ha citato più volte l’eleganza del gesto sportivo. Quindi vincere non è l’unica cosa che conta?
“No, è chiaro che conta, vince chi è più bravo ma partecipare con passione è fondamentale. Per eleganza intendo il gesto sportivo che solo chi ha un dono, il campione, sa fare, facendo apparire semplici gesti tecnici in realtà molto complessi”.
“Simpatia e antipatia sono soggettive, quello che è oggettivo è quello che ha detto Djoković. “Li batto tutti, ma quei due, Alcaraz e Sinner, sono un problema”. Abbiamo di fronte due fenomeni. Di nuovo, Sinner è elegante nel gioco e fuori dal campo. Gioca contro degli avversari, mai contro dei nemici. Dà un'interpretazione molto corretta di quello che è lo spirito originario del tennis”.
Il tennis può scalfire il predominio del calcio, con una Nazionale che rischia di saltare il terzo Mondiale?
“Non credo, i ragazzini continuano a giocare a calcio. Speriamo che l’Inter con Pio Esposito ci dia un nuovo grande centravanti. Spetta a chi fa le regole aiutare il calcio, oggi bisogna avere due squadre e rendere tutto sostenibile. L’Inter ha anche bilanci positivi, merito di Beppe Marotta”. Lei è un tifoso che segue il calciomercato? Sta cercando di capire se arriva Lookman?
“Ho piena fiducia nel nostro presidente, io aspetto la squadra in campo. Lookman? So che è un ottimo giocatore, se lo sceglie Marotta mi va bene”.
Capitolo Luna Rossa: anche qui ricadute tecnologiche e passione unite assieme.
“In tutti gli sport cerchiamo la qualità e dei punti di contatto tecnologici. L’America's Cup è la competizione al massimo livello, la Formula 1 della vela. E c’è anche il rapporto di amicizia e fiducia con Patrizio Bertelli, la sua famiglia e Max Sirena e l’orgoglio di rappresentare due grandi brand italiani".