Tredici ultras, tre bambini, i viaggi col Bolt e l'ombra di Kvara e Kaladze: così si gioca a Tbilisi

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viaggi nel pallone

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Vi portiamo nell'ex repubblica sovietica per due partite: la prima a spalti semideserti, l'altra in uno stadio pieno per la nazionale U21. Entrambe finite ai rigori, tra ultras e dolcetti al succo d'uva

Massimo Oriani

28 dicembre - 13:18 - MILANO

Per chi è cresciuto negli anni 70, le squadre dell'Est Europa hanno sempre rappresentato qualcosa di affascinante. Chiudendo gli occhi tornano alla mente istantanee in bianco e nero, le voci di Gianfranco De Laurentiis e Giorgio Martino che il giovedì su Rai 2 nel mitico "Eurogol" commentavano immagini, ovviamente in bianco e nero, di partite lontane, geograficamente e ancor di più nel nostro immaginario. C'era sempre la nebbia. E si chiamavano tutte Dinamo: Dresda, Mosca, Bucarest, Zagabria. Poi il Videoton, il Magdeburgo, lo Sportul Studentesc, l'Akademik Sofia, la Lokomotiv (e pure qui abbondavano, come i Cska) Plovdiv. Poi subito a giocare a Subbuteo o, qualche anno dopo, al leggendario Dribblingtronic, facendole nostre. Atterrare a Tbilisi, chiudere gli occhi e trasformare quei frammenti di passato in un presente - stavolta a colori - muove qualcosa nell'anima, che altro non può essere se non nostalgia. Non certo per chi allora campava a fatica, ma per il tempo che scorre.

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