Il litio, fondamentale per le batterie elettriche, e poi cobalto, nichel, terre rare e rame: sono le principali fra le cosiddette materie prime critiche sempre più importanti per l'energia e intorno alle quali esiste una competizione crescente. Prima che questa corsa generi nuovi conflitti, dalla rivista Science un gruppo internazionale di scienziati invita a garantire un accesso equo grazie a un fondo fiduciario che propone di discutere già nel prossimo incontro dei Paesi del G7, in programma dal 15 al 17 giugno in Canada, a Kananaskis.
E' un problema che investe tutto il mondo e sul quale si è pronunciata anche l'Accademia dei Lincei per quanto riguarda l'Italia, dove sarebbe opportuno "un approccio sistemico in grado di accelerare l'esplorazione e l'estrazione sostenibile di risorse nazionali, rafforzare la leadership e potenziare la filiera circolare nazionale".
A livello internazionale, nell'appello pubblicato su Science si legge che "come presidente del G7, il Canada può guidare un'iniziativa multilaterale per governare i minerali strategici, essenziali per l'intelligenza artificiale e l'energia pulita, prima che la competizione si trasformi in conflitto". A firmarlo sono scienziati di 12 istituzioni, fra le quali l'Università delle Nazioni Unite, l'americana Princeton School of Public and International Affairs, la cinese Tsinghua University e la African School of Economics.
"Senza un quadro condiviso, rischiamo di aggravare le disuguaglianze globali, innescare inutili conflitti per le risorse e minare la nostra capacità di raggiungere gli obiettivi climatici", osserva il primo firmatario dell'appello Saleem H. Ali, che insegna nelle Università delle Nazioni Unite, del Queensland e del Delaware.
Poiché molti depositi importanti di questi minerali si trovano in Paesi economicamente svantaggiati, trovare un equilibrio tra le priorità dei Paesi produttori e quelle dei consumatori di questi materiali è diventato un dilemma politico globale, osservano i firmatari dell'appello. Una delle principali sfide, osservano, è garantire un approvvigionamento e un accesso affidabili e, soprattutto, chiedono "un cambio di paradigma nel modo in cui il mondo gestisce i materiali che alimentano la transizione verde, trattando i minerali non come materie prime per cui competere, ma come risorse planetarie condivise da amministrare responsabilmente".
'Global Minerals Trust' è il nome del fondo fiduciario proposto dai ricercatori, il cui obiettivo è gettare le basi per una piattaforma commerciale equa, che possa essere gestita dai Paesi produttori e consumatori in qualità di amministratori fiduciari. Avrebbe meccanismi di verifica indipendenti, simili a quelli utilizzati dall'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica.
Per Kaveh Madani, direttore dell'Università delle Nazioni Unite, "i minerali critici sono la spina dorsale della Quarta Rivoluzione industriale, ma attualmente sono governati da sistemi che premiano lo sfruttamento e l'esclusione piuttosto che la cooperazione e la sostenibilità". La sfida, conclude, è non fare dei minerali per la transizione verde "il nuovo petrolio: accumulati, usati come armi o contesi".