Il governo ha vissuto un paio d'ore ad alta tensione nella notte, nel momento più delicato dell'esame della manovra in commissione Bilancio al Senato. A cavallo della mezzanotte la Lega ha sollevato una dura opposizione alla stretta sulle pensioni che sarebbe servita a coprire le misure per le imprese.
Misura poi accantonata dopo due passaggi: una telefonata del capogruppo leghista Massimiliano Romeo al ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, del suo stesso partito; e a seguire, come si apprende, una call con lo stesso Giorgetti, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, il sottosegretario all'Economia Federico Freni, la Ragioniera dello Stato Daria Perrotta e i due sottosegretari alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari.
Le fibrillazioni si sono registrate in particolare nella Lega, da dove sin dalla serata sono partiti fitti contatti con Giorgetti. "Nessuno scontro interno alla Lega", ha assicurato in mattinata Romeo, raccontando la telefonata in cui anche Giorgetti "sosteneva la tesi che fosse possibile utilizzare fondi alternativi" alla stretta sulle pensioni, evidenziando che "i tecnici del Mef e la Ragioneria invece insistevano sulle pensioni e questa cosa andava avanti da ore".
C'è chi racconta che la cancellazione della misura sia arrivata anche dopo minacce clamorose, ma "è esagerato dire che abbiamo messo sul tavolo la tenuta del governo - precisa una fonte di primo piano del partito di Matteo Salvini -. Era un fatto di sensibilità politica, andavano sistemate delle cose che non funzionavano". Mentre in commissione Bilancio si profila la possibilità di chiudere l'esame della manovra entro la giornata, ai piani alti del governo si tende a minimizzare, riconducendo tutto a "dinamiche fisiologiche che si vedono da decenni quando la manovra arriva a questo punto. Conta la soluzione definitiva, e la quadra si è trovata".
Il senatore leghista Claudio Borghi tiene il punto: "Forse qualcuno ha scambiato generosità e spirito di sacrificio con mollezza. Errori in passato ce ne sono stati e ci siamo scusati. Da adesso però forse sarà chiaro che se la Lega dice no è no. (E forse sarà anche chiaro che il Parlamento conta qualcosa, non è un timbro)".
L'opposizione però attacca, La segretaria del Pd Elly Schlein è durissima: "E' finita Atreju ma il Paese reale è ancora lì e se ne dovrebbero occupare e quello che è successo in questi giorni è inaccettabile: solo due giorni fa Meloni faceva la spavalda in Aula contro l'opposizione, ieri notte si è rotta la sua maggioranza".
"Sulle pensioni - sottolinea Schlein - si consuma il più alto tradimento delle promesse elettorali di Meloni. Ci portano a poche ore dall'esercizio provvisorio e stanno ancora litigando".
Altrettanto duro è il leader del M5s Giuseppe Conte: "Ci hanno provato fino alla fine. Ma dopo aver già peggiorato la 'Fornero' alzando l'età pensionabile e cancellato 'Opzione donna', il governo si è dovuto rimangiare, per ora, alcune delle vergognose norme con cui uccideva, di fatto, il riscatto della laurea ai fini pensionistici e allungava pure i tempi per ricevere l'assegno. Ennesimo circo di una Manovra evanescente, impalpabile. Hanno presentato una Manovra senza un piano industriale, senza un piano sanitario, senza un progetto sociale. Niente di niente. E ora sono a pezzi, litigano tra loro e anche all'interno dei singoli partiti. Nella notte sono letteralmente entrati in crisi. Meloni, come sempre, finge di cadere dal pero, scarica sempre sugli altri. Candidamente dice di non essersi aggiornata. Neppure su whatsapp, quasi che le sorti di famiglie e imprese italiane non la riguardassero. Lei era impegnata in Europa ad approvare 90 miliardi per l'Ucraina con il debito comune europeo".
"In tutto ciò - prosegue Conte - sono scomparsi dalla legge di Bilancio, per finire chissà dove, gli sbandierati nuovi investimenti per le imprese: erano una minima toppa al disastro di 32 mesi di calo della produzione industriale e alla loro scellerata scelta di cancellare gli incentivi di Transizione 4.0. Niente, è saltata anche questa toppa. L'unica cosa che procede spedita è la corsa al riarmo. Stanno inserendo emendamenti su emendamenti per accelerare la produzione militare. Su questo il Governo corre, eccome. Su lavoro, imprese, pensioni e crescita solo improvvisazione e propaganda. Che rabbia!".
Per Nicola Fratoianni (Avs) "È andato in frantumi stanotte il governo sull'allineamento dell'età pensionabile che Giorgetti e Meloni avevano confezionato. Anche grazie all'azione delle opposizioni che hanno denunciato subito il pacco che il governo prevedeva a danno di milioni di lavoratori, estorcendo i soldi delle loro pensioni per darli al sistema d'imprese".
Ironico Matteo Renzi (Iv): "Noi lavoriamo in Senato sperando che prima o poi il governo decida di farci votare la Legge di Bilancio. Pare che non ci faranno nemmeno votare la Start Tax che avevamo proposto alla Leopolda. Ancora ieri sera stavano litigando sulle misure per le imprese e sulla Legge Fornero che comunque vada non aboliranno nemmeno stavolta, come è ovvio: penso davvero che Meloni e Salvini dovrebbero essere "spernacchiati" a vita (ho messo questa parola tra virgolette perché è una parola usata da Salvini). Nel frattempo, comunque finisca la telenovela emendamento, Giorgetti ha perso la faccia".
"Dopo quanto accaduto con la manovra, con la maggioranza e in particolare la Lega che si sono trasformati in opposizione al loro stesso governo, é chiaro che Giorgetti è stato dimesso da Ministro dell'Economia e relegato al ruolo di comparsa. Se ha ancora una dignità, Giorgetti dovrebbe prendere atto della realtà, salire al Colle oggi stesso e lasciare il Mef", afferma il segretario di +Europa Riccardo Magi.
"Quanto accaduto dimostra anche che questa è una legge di bilancio elettorale, dove ha prevalso tra le forze di maggioranza l'assalto alla diligenza per regalare mance e mancette piuttosto che la responsabilità nei conti pubblici, in una manovra senza visione che trasmette tutto l'imbarazzo di non avere una linea di politica economica e di scambiare le risorse pubbliche per un bancomat", conclude Magi.
Il capogruppo Dem al Senato Francesco Boccia attacca Giorgetti: "Il ministro dell'Economia è stato completamente smentito dal suo stesso partito. Chiediamo che il ministro dell'Economia venga immediatamente in Parlamento: se non è più in grado" di fare il ministro dell'Economia "rassegni le dimissioni, se è ancora in grado venga in commissione e ci dica come si va avanti perché la commissione è in gravissimo ritardo e in queste condizioni sarà difficilissimo essere in Aula lunedì mattina".
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