'Tempi non maturi', polemica sullo stop di Meloni alla Palestina

18 ore fa 2

Nasca uno Stato di Palestina, ma non ora. Prima occorre completare un complesso processo politico e diplomatico. E' - in estrema sintesi - il ragionamento che Giorgia Meloni, ribadisce in un colloquio con Repubblica e che, dopo quella che ha visto protagonista ieri Antonio Tajani, riaccende la polemica politica. "Sono favorevolissima allo Stato della Palestina - stabilisce il punto di partenza la premier - ma non sono favorevole al suo riconoscimento a monte di un processo per la sua costituzione".

In poche parole: "il riconoscimento dello Stato di Palestina, senza che ci sia uno Stato della Palestina, potrebbe addirittura essere controproducente" avverte ricordando di aver espresso le sue posizioni più e più volte: "in Parlamento, alla stessa autorità palestinese e anche a Macron".

"Miserevole tesi", "giustificazione codarda", "atto di sudditanza", le replica il leader dei 5 stelle, Giuseppe Conte, che plaude sarcastico al "raro gesto di coerenza" di chi "si è tolta la maschera e ha detto senza mezzi termini che i palestinesi ad oggi non hanno diritto a un proprio Stato. Scuse vili di chi ignora il sistematico piano di sterminio e deportazione" rincara, pubblicando poi su Fb alcune foto di bimbi denutriti di Gaza chiedendo di "non voltare lo sguardo".

Una "strumentalizzazione", denuncia Giovanni Donzelli da Fdi, contestando alla sinistra di essere "accecata dall'odio politico" ignorando volutamente che "l'Italia è tra le nazioni che maggiormente stanno aiutando la popolazione civile della striscia". Di "totale subalternità al carnefice Netanyahu" parla il co-portavoce di Avs, Angelo Bonelli che ai 'tempi non maturi' evocati dalla premier contrappone gli orrori di una "guerra spietata con più di 58.000 morti" e "un'intera popolazione condannata alla fame e alla sete".

"Le acrobazie lessicali, i giri di parole retoriche e vuote confermano una posizione dell'Italia profondamente sbagliata", dice sempre da Avs Nicola Fratoianni. "Meloni deve uscire dall'ambiguità e dire da che parte sta" chiede il Pd con Chiara Braga avvertendo che "l'ostinazione con cui non vuole riconoscere lo stato di Palestina, isola l'Italia in Europa" avvicinandola "alla peggiore America di sempre".

Un no, commenta amaro il segretario di +Europa Riccardo Magi, "dettato più che dalla realpolitik, dalla miopia politica e dalla sudditanza verso Trump". In difesa di Meloni giunge il vice ministro degli Esteri Edmondo Cirielli spiegando che pensare di "risolvere una vicenda complessa attraverso scorciatoie come fa la sinistra, fa perdere di vista l'obiettivo" che è "la pace come frutto di trattative tra palestinesi e israeliani e il riconoscimento reciproco come ultimo atto di un percorso negoziale".

Tranchant, invece, il leader e vicepremier Matteo Salvini che vede lo Stato Palestinese, adesso, come "un regalo ad Hamas e ai terroristi islamici" con i quali non si può trattare, come fece l'Italia "ai suoi tempi con le Br". Una chiosa che si guadagna le critiche di Arturo Scotto: "Il parallelo con le Br non ha alcun fondamento storico, se non quello di confermare che Salvini non conosce né la storia, né la geografia". 

Bonelli, no Meloni a Stato Palestina atto codardia e servilismo

"Le dichiarazioni di Giorgia Meloni sul riconoscimento dello Stato di Palestina sono gravi e inaccettabili. Dire che 'non è il momento' e che sarebbe addirittura 'controproducente', mentre a Gaza si continua a morire di fame e sotto le bombe, è il segno di una totale subalternità politica e morale al carnefice Netanyahu e alla destra israeliana". Così Angelo Bonelli ha commentato da Londra, dove è in corso la Conferenza per l'Alleanza globale per la Palestina, l'intervista rilasciata oggi dalla premier a la Repubblica. "Meloni parla di 'processo politico' e di 'tempi non maturi' mentre da oltre nove mesi assistiamo a una guerra spietata, con più di 58.000 morti - di cui oltre 20.000 bambini - ospedali rasi al suolo, scuole bombardate, aiuti umanitari bloccati e un'intera popolazione condannata alla fame e alla sete." Meloni finge di sostenere l'obiettivo di uno Stato palestinese, ma nei fatti lo boicotta, coprendo l'occupazione militare, le stragi di civili e l'assedio che l'ONU ha denunciato come crimine contro l'umanità. È un governo che continua a mentire sulle forniture militari a Israele, che non revoca gli accordi di cooperazione e che si allinea alle posizioni più reazionarie di Trump". "Il riconoscimento dello Stato di Palestina è oggi un atto necessario per fermare l'aggressione israeliana, non un dettaglio diplomatico da rinviare all'infinito. Meloni si rifiuta di farlo per non disturbare i suoi alleati politici e ideologici: questa non è prudenza, è complicità. Mentre Macron rompe il silenzio e altri Paesi europei si muovono, l'Italia resta ferma, immobile, succube. Un governo codardo, che volta le spalle al diritto internazionale, ai diritti umani e alla verità. Giorgia Meloni, quanti bambini ancora devono morire di fame o sotto le bombe affinché l'Italia sanzioni il criminale e carnefice Netanyahu?", conclude Bonelli.

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