Stramaccioni salva due ragazze che stavano annegando: "Ma non chiamatemi eroe"

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Il racconto dell'ex allenatore dell'Inter: "Una delle due ragazze era in stato di shock, pensava di morire. Il bene più prezioso di tutti è la vita ed è bene tenerlo a mente"

Francesco Pietrella

Giornalista

31 luglio - 07:02 - MILANO

L e parole guida di Andrea Stramaccioni arrivano dagli Stati Uniti. "That others may live". "Perché gli altri possano vivere". È il moto delle unità speciali della Guardia costiera americana. Nel 2006 ci hanno fatto un film con Kevin Costner e Aston Kutcher: si chiama “The Guardian – Salvataggio in mare”. Racconta la storia di un aerosoccorritore che ha salvato centinaia di vite nelle acque torbide del Mare di Bering. L’ex allenatore dell’Inter è arrivato a quota due.

il salvataggio

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Il 28 luglio ha tirato fuori dal mare due ragazze di Bolzano di 17 e 19 anni ed è stato premiato dalla guardia costiera italiana con una maglia simbolica, quella rossa dei bagnini. Stramaccioni si trovava in vacanza con la famiglia sul Gargano, in Puglia, nella Baia di Sfinale, più o meno a metà tra Peschici e Vieste, quando a un certo punto ha percepito qualcosa di strano lungo la riva. "Ero sotto l’ombrellone insieme a mia moglie e ai miei figli. A un certo punto, in lontananza, le persone hanno iniziato ad accalcarsi lungo la riva. Uno dei bagnini era dentro l’acqua, e fischiava per attirare l’attenzione. C’erano due ragazze che sbracciavano e urlavano, così mi sono alzato e mi sono diretto verso l’acqua in fretta e furia. Ho percepito subito il pericolo. Il bagnino non ce l’avrebbe mai fatta da solo".

il racconto

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Stramaccioni ci tiene a mettere un punto: "Non sono un eroe o un fenomeno, anzi, ad un certo punto me la sono vista brutta anche io, ma da persona con caratteristiche fisiche e mentali adatte per una situazione simile mi sono sentito di intervenire". La conformazione della baia non ha facilitato i salvataggi. "Negli ultimi giorni c’è sempre stato mare mosso. La spiaggia termina con due punte di scogli dove si concentrano le onde maggiori. Quando si infrangono in quella zona sono più violente. Le ragazze erano più o meno lì. Il bagnino è entrato in acqua senza niente, né le ciambelle e né le corde, come me. Mi ha detto di dirigermi verso la prima ragazza, quella più grande, mentre lui si sarebbe concentrato sull’altra. Appena l’ho vista mi ha detto che aveva paura. L’acqua era alta, le onde forti, le ho ribadito di stare calma, di restare sul dorso e che in cinque minuti sarebbe tutto finito. Alla fine, così è stato". Il racconto prosegue: "Appena abbiamo raggiunto una zona di comfort vicino alla riva mi sono girato per controllare dove fosse il bagnino con l’altra ragazza. Era in una situazione di shock. Il bagnino non riusciva ad aiutarla, così sono tornato subito indietro. La situazione della ragazza più giovane era disperata: spariva, andava giù e poi risaliva e soprattutto aveva già bevuto tanto. Nel frattempo, la barca di salvataggio aveva recuperato il bagnino e cercava di arrivare a noi, ma eravamo troppo vicini ai massi. Dagli scogli hanno iniziato a tirarci delle corde, ma non ci arrivavamo. Ho iniziato ad avere paura, soprattutto perché la ragazza mi trascinava dentro l’acqua. Era convinta che sarebbe morta". 

la paura

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Strama ha mantenuto il sangue freddo. "Le ho chiesto di ascoltarmi e di fidarsi. Aveva un solo modo di uscire, ovvero infilarsi in una piccola insenatura tra gli scogli, così l’ho afferrata e l’ho letteralmente ‘lanciata’ lì, finendo sott’acqua. A quel punto, dopo essere riemerso, ho perso l’orientamento e sono finito contro gli scogli, poi le persone mi hanno lanciato una corda e sono salito, ferendomi alle braccia e alle gambe. La ragazza era in salvo, ma l’ho saputo solo a riva. Ho tirato un sospiro di sollievo". Così come la famiglia di Andrea. "Mio figlio mi ha chiesto ‘papà, e se fossi morto?’. L’ho fatto per un senso di ‘protezione’, come se nell’acqua ci fosse stata mia moglie o uno di loro. Quella zona, comunque, è pericolosa. Non bisogna essere leggeri o imprudenti". Le ragazze hanno ringraziato Stramaccioni e poi sono rientrate in Trentino Alto Adige. Guai a chiamarlo eroe: "Non lo sono, ma quelle ragazze sarebbero annegate e il bagnino, con quel mare, non ce l’avrebbe fatta. Non ci ho pensato due volte e mi sono tuffato. Lo racconto perché chi legge deve tenere a mente che il bene più importante è la vita". Due ragazze l’hanno imparato.

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