Spalletti: "L'addio alla Nazionale mi toglie il sonno, non passa mai"

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L'ex ct ha ripercorso in un'intervista i mesi alla guida dell'Italia

Luciano Spalletti - Fotogramma/IPA Luciano Spalletti - Fotogramma/IPA

25 luglio 2025 | 14.51

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L’esonero dalla Nazionale? Non mi passa mai. Mi toglie il sonno, mi condiziona in tutto, perché il pensiero torna sempre lì”. Luciano Spalletti, ex ct della Nazionale, lo ha raccontato nel corso di una lunga intervista a Repubblica, ripercorrendo i momenti difficili vissuti alla guida dell'Italia, soprattutto nell’ultimo periodo. “Certe volte mi sembra di essere felice, poi però dopo un attimo mi torna in testa quella cosa lì. Non sono riuscito a far capire ai ragazzi che gli volevo bene”.

Spalletti e la chiamata dell'Italia

Spalletti comincia il suo racconto dal momento in cui aveva accettato l'avventura con gli Azzurri: “Quando mi hanno proposto di guidare la Nazionale non ci ho dormito due giorni: la cicatrice sarà dolorosa anche quando avrà fatto il suo percorso di guarigione. Errore accettare? No. Anche perché la Nazionale non chiede, la Nazionale chiama. Non si sceglie se accettare, non c’è una riflessione razionale da fare. Quando la Nazionale chiama, deve gonfiarsi il petto e devi metterti a piena disposizione... Ecco, forse questo è uno dei concetti che stiamo perdendo”.

Spalletti: "Successe cose inaspettate"

Il tecnico, campione d’Italia con il Napoli nel 2023, ha sottolineato la forza degli elementi del gruppo Italia, nonostante i risultati negativi: “L’ho detto anche a loro: non vi fate fregare da chi dice che siete scarsi. Siete di alto livello. Anche se è finita così e la responsabilità è solo mia, non mi priverei mai di Bastoni, Barella, Dimarco: del mio gruppo storico, insomma. Dopo l’Europeo eravamo tornati a fare le cose giuste, ho pensato che avessimo trovato la via. Ma, come succede a volte nelle nostre campagne, tu scavi il solco per l’acqua, ma quella prende una strada sua. E scava, e scava e alla fine si crea una voragine”.

Sui motivi del fallimento della sua avventura sulla panchina della Nazionale, Spalletti ha le idee chiare: “In quei mesi abbiamo avuto una pressione enorme, come l’ombra di un Polifemo sulle spalle, non siamo riusciti a liberarcene. Mentre dicevamo che bisognava dare di più, non riuscivamo a fare neanche il minimo sindacale. Da marzo a giugno, dalla Germania alla Norvegia, abbiamo preso dei gol troppo banali per essere veri. Anche nell’ultimo ritiro prima della sconfitta con la Norvegia sono successe cose inaspettate, tanti infortuni anche facendo venti minuti di allenamento. Io rigettato da un gruppo di calciatori? Se fosse vero questo, vorrebbe dire che ho sbagliato del tutto le mie considerazioni: io risceglierei sempre quel gruppo di uomini e calciatori”.

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