L'ex ct azzurro a Trento: "In Nazionale ho sbagliato a cercare di trasferire ai ragazzi il mio modo di essere, forse c'era bisogno di più leggerezza"
12 ottobre 2025 (modifica alle 12:19) - MILANO
"Sono sempre di più quelli che trovano scusanti o motivazioni per non assolvere i propri impegni, sono sempre di meno quelli che ci mettono la faccia". L'ex c.t. azzurro Luciano Spalletti, ospite del Festival dello Sport di Trento, ha parlato anche della questione del no alla nazionale di Acerbi. "Acerbi? La possibilità di dirmi quelle cose che ha detto c'era stata e invece le ha dette troppo tardi. Acerbi ha accettato la pre-convocazione: il giorno prima di convocare i giocatori gli ho telefonato e gli ho detto che aveva ragione perché il campo aveva detto una cosa chiara ed è ancora uno dei più forti. Nella semifinale con il Barcellona ha fatto il gol decisivo e gli ho detto che era sempre uno dei più bravi mentre prima avevo cercato di escluderlo per dare forza ai giovani. Volevo convocarlo per la partita-chiave contro la Norvegia, avevamo tre infortunati: Gabbia, Buongiorno e Gatti".
le pressioni
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L'ex ct ha parlato anche delle difficoltà in azzurro. "In Nazionale ho cercato di trasferire il mio modo di essere e forse ho sbagliato. E i giocatori a volte non sono andati bene. Invece forse c'era bisogno di più leggerezza per tenere a bada le pressioni enormi. Io ho cercato di fare capire che il calcio è una cosa seria. Mi sono sempre fatto la domanda di come i giocatori avrebbero preso le mie parole".
A breve il servizio completo.
La Gazzetta dello Sport
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