Lavora a Montecarlo con l’amico Sonego Lunedì proverà i campi nella Capitale. "Ci sarà un po’ di tensione, ma sono felice"
Lo ha detto lui stesso: "Entrare sul Centrale a Roma è come fare l’ingresso in uno stadio di calcio, un’atmosfera incredibile". Non sarà solo il Centrale ad aspettare Jannik Sinner. Il Foro Italico sarà un formicaio: Roma intera, tutta l’Italia, lo attende col batticuore. Come gli innamorati. Del tennis e di Jannik, che col tennis sta facendo sognare, a capo di un movimento che ogni settimana regala agli appassionati qualche gioia. Sarà un Sinner finalmente sorridente, forse un po’ teso all’inizio per l’emozione del debutto dopo tre mesi, ma sarà un giocatore finalmente libero di testa, dopo aver messo alle spalle un periodo buio, difficilissimo in cui è comunque riuscito a rimanere in sella, o meglio sul trono, al numero 1 del mondo.
al lavoro
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Roma lo aspetta da due anni, lui non vuole deludere. Per questo, l’avvicinamento al torneo è fatto di lavoro. Tanto campo, finalmente. Dal 13 aprile, giorno in cui ha potuto riprendere ad allenarsi liberamente, Jannik ha piantato il piede sull’acceleratore per recuperare il tempo perduto. Un primo blocco di giorni con Jack Draper, l’amico che gli ha sempre dimostrato fiducia e attaccamento ma soprattutto un collega forte, un top 10, il miglior modo di testare il livello dopo più di tre mesi lontano dal campo. Sinner, va ricordato, non gioca un match dal 26 gennaio, giorno della finale dell’Australian Open vinta contro Sascha Zverev. Dopo Draper è stata la volta del giovane norvegese Nicolai Budkov Kjaer, lo sparring di fiducia, campione di Wimbledon Junior ed ex numero 1 Under 18. Infine, l’amico Lorenzo Sonego. I “Sinnego”, che hanno fatto sognare l’Italia nella Davis vinta a Malaga nel 2023, la prima dopo un lunghissimo digiuno durato 47 anni, si sono riuniti. Giorni intensi di lavoro che faranno bene a entrambi: a Jannik per togliere anche l’ultima patina di ruggine prima di volare a Roma, dove arriverà lunedì; a Lorenzo per ritrovare voglia e motivazione dopo le ultime difficili settimane. Circondarsi delle persone giuste, quelle che possono farlo crescere ma, soprattutto, possono curare le ferite degli ultimi mesi. "Ho capito ancora di più che il tennis non è tutto nella mia vita: la mia famiglia è al primo posto, gli amici sono fondamentali soprattutto nei momenti difficili - ha detto l’altro giorno -. Ho capito che è necessario circondarsi di persone di cui ti fidi e con cui ti puoi confrontare insieme con fiducia. Sulla parte umana - ha concluso - ho imparato tanto".
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Per il suo arrivo, gli organizzatori del torneo diretto da Paolo Lorenzi hanno preparato un’accoglienza da re. Massima cura, massima protezione anche dall’eccesso (possibile) di amore della gente. Sicurezza sempre al suo fianco e soprattutto una “suite”, o come il presidente Binaghi l’ha definita tempo fa «una piccola Fort Apache» dove il numero 1 al mondo potrà stare insieme al suo staff, o alla famiglia, lontano dalla pazza folla, lontano magari anche dalla players lounge, il salotto dei giocatori dove, ha raccontato, soprattutto in Australia non si è sentito a proprio agio. Niente sguardi strani, niente imbarazzi, tutto per rendere la vita più tranquilla possibile al numero 1 del mondo. I sinneriani sono in arrivo da tutta Italia, ma non solo, e la Federazione punta ai 400mila spettatori paganti. Tutti per lui, il numero 1 che scalpita, sogna, e fa sognare. L’ultimo italiano a vincere gli Internazionali d’Italia è stato Adriano Panatta: ancora quella data, 1976, lo stesso anno di quella Davis che tanto ci ha fatto penare e aspettare. "Sono felice di tornare a Roma, è un trofeo a cui tengo molto - ha detto -, difficile ma speciale per me. Rientrare non sarà semplice dopo questo periodo e ci sarà tanta tensione. Ma non vedo l’ora di rientrare". Non solo tu, Jannik.