"Per quanto riguarda il contributo
delle banche alla prossima legge di bilancio, tutto verrà
definito tra oggi e domani, ai tempi supplementari o ai calci di
rigore. Le misure sulle banche di cui si sta discutendo sono
diverse, ma quella più rilevante riguarda gli extraprofitti del
2023. Non c'è una tassa sui bilanci di quest'anno, tassano una
cosa vecchia cioè 6,2 miliardi di euro messi a riserva con la
manovra di due anni fa. È volontaria la modalità, ma non la
sostanza: chi vuole pagare nel 2026 paga il 27,5% altrimenti
rischia di pagare il 40% nel 2029: la differenza è tra 1,7
miliardi e 2,4 miliardi, vuol dire che pagare subito è più
conveniente. Inoltre, potrebbe essere introdotto un principio di
presunzione di utilizzo di quelle riserve che sarebbe, alla
fine, un obbligo mascherato". Lo ha detto il segretario generale
della Fabi, Lando Maria Sileoni, ospite della trasmissione
Omnibus in onda su La7. ". Nella partita sul contributo sulle
banche, c'è un paradosso che molti non conoscono. Una sentenza
del 1 agosto della Corte di giustizia Ue che ha giudicato
illegittima l'Irap sul 50% dei dividendi incassati dalle
partecipate estere delle banche italiane. Per lo Stato italiano
è un costo di 1,5 miliardi di euro circa: è già stato creato un
fondo speciale nel bilancio pubblico. Le banche italiane che
hanno controllate in altri paesi europei, dunque, possono
chiedere il rimborso a partire dal 2022. Di fatto, una parte dei
soldi che il governo prenderà alle banche con il contributo,
dovrà poi restituirlo (ma non a tutte, solo a quelle che hanno
fatto ricorso). A oggi non si sa quante banche interessate hanno
fatto ricorso" ha aggiunto Sileoni.
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