Si lima ancora la manovra economica, salta la conferenza di Meloni

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Salta l'annunciata conferenza stampa della premier Giorgia Meloni dopo l'approvazione in Cdm della manovra la scorsa settimana.

La motivazione ufficiale è quella dell'assenza del vicepremier Antonio Tajani per una riunione del G7 ma è chiaro, secondo diversi esponenti della maggioranza, che la scelta vada anche legata all'allungamento dei tempi per l'approdo della legge di bilancio in Parlamento. I tecnici - si racconta in ambienti parlamentari - sono ancora al lavoro per mettere a punto gli ultimi dettagli anche se l'arrivo alla Camera non dovrebbe tardare oltre mercoledì, è la convinzione.

Ovviamente, dopo il passaggio al Quirinale dove il testo - come accaduto anche in passato - non è ancora approdato nella sua interezza. Tra i nodi che ci sarebbero ancora da sciogliere, ci sarebbe anche quello dell'esatta formulazione della norma sul contributo degli istituti bancari che dovrebbe prevedere un anticipo sulle Dta (le imposte differite attive) del valore di tre miliardi. A motivare il rinvio della conferenza stampa - viene fatto inoltre rilevare - potrebbe essere entrata anche la valutazione che, in assenza della manovra e a fronte del duro scontro in atto con le toghe, quest'ultimo tema avrebbe potuto monopolizzare l'intero appuntamento.

Intanto il concordato biennale, l'asso su cui il governo punta per provare ad allargare il raggio d'azione della manovra, procede al ralenti. Gettando incertezza non solo sul potenziale impatto del taglio dell'Irpef ai ceti medi, ma anche sulla possibilità di accontentare gli appetiti emersi nella maggioranza. Ma al ministero dell'Economia vige la cautela: anche perché la priorità ora è la rifinitura del testo. "La stanno continuando a mettere a posto", dice il sottosegretario all'Economia Federico Freni, ricordando che dietro la legge di bilancio c'è tutto il lavoro sulle tabelle, che richiede tempo.

Che il cantiere sia ancora aperto lo fanno capire anche le parole del presidente di Confindustria Emanuele Orsini. "Stiamo dialogando", dice il leader degli industriali, soddisfatto per il cuneo fiscale e anche del fatto che "in parte" si sia andati incontro alla proposta di un piano casa per i lavoratori. Ma potrebbe esserci altro. Una delle soluzioni proposte da Confindustria e su cui si sta "dialogando" è un'Ires premiale per chi mantiene il 70% degli utili nell'azienda: questo, spiega Orsini, "ci darebbe la possibilità di recuperare una parte di ciò che abbiamo perso con l'Ace". Nel frattempo già si ragiona sulle modifiche da apportare al testo in Parlamento. Quella sui bitcoin è già sicura. E' la sola tassa che è "aumentata" e "che spero non resterà così", dice Freni, che conferma l'impegno della Lega per cambiarla. Nel mirino c'è anche la stretta sul tetto agli stipendi (da 240mila a 160mila euro lordi annui) dei manager di enti pubblici e privati che ricevono contributi dello Stato, su cui molti potenziali obiettivi avrebbero già mostrato disappunto: la misura dovrebbe essere confermata in manovra, ma non è ancora chiaro con quale perimetro. Spunta anche la preoccupazione di Confedilizia per gli "annunciati tagli e complicazioni che renderanno in molti casi inutilizzabile un sistema di incentivi fiscali che era in essere da più di un quarto di secolo".

Gli ultimi dati dell'Enea sul Superbonus confermano il trend di crescita delle detrazioni per lavori conclusi: gli oneri per lo Stato al 30 settembre mostrano una leggera crescita, superando i 123 miliardi. Non si spegne intanto la polemica sulle risorse alla sanità. "Sono completamente false le mistificazioni" di chi parla di "tagli sulla sanità", dice il ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli. Al fondo sanitario nazionale arriveranno altri "2,3 miliardi, forse anche qualcosa in più", chiarisce Freni. Crescono invece le incertezze intorno al concordato biennale, con il termine del 31 ottobre che si avvicina. Un sondaggio del Sole 24 Ore tra i lettori che operano nell'area fisco-lavoro, svela che secondo 9 professionisti su 10 per ora ha aderito una percentuale non superiore al 10% dei propri clienti. "E' un flop totale", attacca il M5s. Ma al Mef si professa cautela, anche perché i dati potrebbero arrivare non prima di metà novembre. "Prima vediamo quanto arriva, poi ci sediamo al tavolo tutti insieme, come fa una coalizione, e decidiamo cosa farci", dice Freni.
   

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