Schwantz conquista Trento: "Ammiro Marquez, ma Rossi è leggenda. Su quel sorpasso con Rainey..."

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Hockenheim '91, il titolo mondiale del '93, gli infortuni... La leggenda della MotoGP si racconta e fa il pieno di applausi al Festival

Furio Zara

Collaboratore

11 ottobre - 21:10 - TRENTO

Quando la leggenda della MotoGp Kevin Schwantz racconta che "infilavo il caso e me lo allacciavo con il cinturino, mi usciva una specie di sorriso e allora ero l'uomo più felice del mondo", o quando ricorda che "appena vedevo la pioggia pensavo: "Wow!" questa è la mia giornata", o quando ancora gioca sul palco del Teatro Sociale con l'Allegro Chirurgo e indica divertendosi molto tutti gli infortuni che ha subito "Spalla, polso, anca, gomito, caviglie, piedi, torace eccetera eccetera...", allora l'applausometro della platea del Festival dello Sport di Trento arriva a misura massime e si ha la netta sensazione di come e di quanto certi piloti siano ancora amati a distanza di tanti anni. Non solo e non tanto per quello che hanno vinto - Schwantz è stato campione del mondo 1993 con Suzuki - ma per il modo in cui l'hanno fatto. "Con allegria - spiega l'americano nato a Houston e cresciuto in una concessionaria di moto gestita dai genitori - E con ambizione, dando sempre il 100% e provando ad alzare il mio livello di competizione, anno dopo anno, grazie al grande team della Suzuki e grazie anche ai miei avversari di quel tempo, che erano campioni assoluti, come Wayne Rainey. Ogni volta che lui faceva qualcosa di buono, io provavo a fare qualcosa di più: ci siamo migliorati a vicenda".

il sorpasso nella leggenda

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Se è vero che nella vita di ogni campione ci sono momenti epici, quello di Schwantz, probabilmente, va individuato nel sorpasso - uno dei più straordinari della storia della MotoGp - ad Hockenheim, nel 1991. L'emozione - nel rivedere quei momenti  è ancora fortissima. "Quel sorpasso è nato dalla volontà e dalla determinazione di vincere. Sapevo che Wayne poteva avere la meglio ed è per questo che ho mantenuto la traiettoria destra. Se mi avesse sorpassato avrebbe vinto lui". Ma a fare compagnia ad un pilota, c'è anche la paura: "All'inizio non avevo paura di niente! Adoravo le corse sotto la pioggia e nulla mi poteva fermare. Ma quando l’ho sentita arrivare, ho smesso. È successo in gara, dopo un sorpasso di Loris Capirossi che si è voltato per scusarsi (ride). Ma la verità è che non ero più concentrato. Al rientro, sul mio volo c’era Wayne Rainey. Mi ha chiesto cosa stesse succedendo alla mia guida. Ho avuto bisogno di per capire che era il momento giusto per lasciare".

quel forte rapporto con l'italia

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Il rapporto di Schwantz, oggi ambassador Suzuki, con l'Italia è fortissimo. "Ho un ricordo molto affettuoso di Marco Simoncelli, me lo presentò una volta Valentino Rossi. Mi disse: "Kevin, ti presento questo ragazzo, è fortissimo, ne sentirai parlare". Valentino? Lui è leggenda. Certo, ammiro molto anche Marc Marquez: ha dimostrato che nello sport si può cadere e rialzarsi, quando ci sono la volontà e la tenacia a fare da molla. Sta stracciando tutti i record, e credo che continuerà a farlo ancora per un bel po'".

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