Il film arriva nelle sale in occasione della Giornata Mondiale dell'Alzheimer

18 settembre 2025 | 16.28
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"'Familiar Touch' è il mio racconto intimo dell'Alzheimer. La fonte di ispirazione è stata mia nonna e il mio rapporto con lei". E non solo. "Prima di questo film ho lavorato come caregiver, insegnavo agli anziani l'arte del cinema". E con questa pellicola "vogliamo contrastare l'idea che le persone anziane non siano più capaci di fare nulla o siano prive di talento". A parlare è la regista e sceneggiatrice Sarah Friedland, a Roma per presentare 'Familiar Touch', dal 25 settembre nelle sale con Fandango. La pellicola, supportata dalla Federazione Alzheimer Italia, esce in occasione della Giornata Mondiale Alzheimer, il 21 settembre, e del mese dedicato alla malattia. La storia segue Ruth Goldman (interpretata da Kathleen Chalfant), una donna anziana con demenza che esce di casa per un appuntamento. Ma quello che pensa sia un hotel si rivela essere una struttura per anziani e mentre la sua identità e i suoi desideri cambiano, Ruth dovrà confrontarsi con una serie di volti, routine e ambienti nuovi, fino ad ora sconosciuti. "Puntiamo i riflettori sul tema dell'invecchiamento e il lavoro di assistenza che fanno i caregiver, che spesso non vengono citati o rappresentati".
'Familiar Touch' ("la genesi del film risale a 15 anni fa") è una produzione intergenerazionale realizzata in collaborazione con i residenti e gli operatori di una comunità di riposo di Los Angeles. L'innovativa narrazione sulla senilità è incentrata sulla prospettiva di Ruth, e sottolinea come, anche se il suo mondo si trasforma, lei rimane se stessa. "Spesso i film che parlano delle persone che perdono la memoria sono concentrati sul punto di vista delle altre persone. Qui cambio la tendenza". Oggi "viviamo in una società che tende a vedere l'assistenza come un peso" e, invece, "è un'esperienza che facciamo tutti, nella varie stagioni della nostra vita. Non siamo solo elementi produttivi, siamo soprattutto elementi umani", riflette Friedland.
Per l'attrice Kathleen Chalfant, presente a Roma insieme alla regista, 'Familiar Touch' "parla della forza della vita. Ruth, infatti, vuole vivere insieme alle altre persone della residenza. Spesso, però, gli altri si dimenticano delle volontà e dei desideri delle persone", riflette Chalfant. Questa malattia "viene quasi sempre raccontata attraverso la tragedia, il declino. Questo sposta il racconto solo sulla perdita della memoria" oscurando il fatto che "una persona continua ugualmente a vivere". Quindi, "si parla solo del suo deficit cognitivo, ma non dell'aspetto sensoriale", sottolinea Friedland. Parole condivise anche dalla protagonista: "Io sono un'ottantenne con una sessualità e per me è stato importante che questa parte del mio personaggio venisse raccontata nel film", conclude.
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