Il Giro riparte da Alberobello dopo il riposo. Lo sloveno sta aspettando il momento per attaccare
Ha passato la maglia rosa a Mads Pedersen, nelle intenzioni solo temporaneamente, ma anche da secondo – staccato di 9” – Primoz Roglic resta il faro, il riferimento del Giro d’Italia 108. Lo era già venerdì alla partenza di Tirana, grazie al trionfo 2023 che si è sommato alle quattro Vuelta, e lo è pure adesso che la corsa della Gazzetta è tornata in Italia, e oggi con la Alberobello-Lecce potrebbe proporre una volata. "Tutto è andato come volevo", dice il 35enne sloveno della Red Bull a proposito della tre giorni albanese, ed è impossibile dargli torto: venerdì ha fatto correre la squadra da leader attorno a lui e nelle fasi finali prima della volata era ancora davanti; sabato nella cronometro lo ha battuto soltanto – e per appena 24 centesimi, 3,4 metri – uno specialista puro come Joshua Tarling; domenica pieno controllo della situazione e primato strategicamente ceduto a Mads Pedersen, che non vedeva l’ora di riprenderselo. "Importante che queste prime tre tappe siano passate senza danni – la filosofia di Rogla -. Si è trattato di un ottimo inizio". Mentre il prossimo giorno chiave per la classifica dovrebbe essere venerdì, l’arrivo in salita di Tagliacozzo.
Strategia
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L’anno scorso, il connazionale Tadej Pogacar aveva conquistato la vetta della classifica sempre al secondo giorno - in salita, ad Oropa - per conservarla fino a Roma. Ma non era questo il piano di Roglic, per rendersene conto basta starlo a sentire: "Non esisto solo io, ci sono ragazzi come Pedersen e altri. Questi sono i loro giorni, non voglio fare ciò che spetta a loro. Abbiamo messo comunque la squadra a tirare nella terza tappa, come è giusto che fosse. Le tappe in Albania me le sono godute, mi sono divertito". L’idea di fare un ennesimo tentativo di assalto al Tour – clamorosamente perso nel 2020 da Tadej Pogacar – resta, anche se da quella sconfitta le tre successive partecipazioni si sono concluse con un ritiro: Primoz sarà al via della Boucle, ma intanto ha voluto fare del Giro d’Italia un grande obiettivo. "Io, onestamente, non ero troppo favorevole. Ma ha contato, come è giusto che fosse il suo parere, che coincideva con quello del team", l’ammissione di Marc Lamberts, il suo storico allenatore che lo ha seguito dalla Visma quando a fine 2023 si era consumato un addio che ebbe del clamoroso.
Preparazione
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Il ciclismo si evolve e così fa Roglic, nonostante vada per i 36 anni: sarebbe il vincitore del Giro più vecchio di sempre. "Se avesse ancora lo stesso modo di lavorare del 2020, non credo che sarebbe ancora tra i primi 5 in un grande giro – aveva spiegato sempre Lamberts a Wielerflits -. Il suo allenamento è stato modificato, con più “durata” e resistenza alla fatica, a scapito dell’esplosività. Era necessario, visto che nel ciclismo moderno sono sempre più frequenti attacchi da lontano, anche da 50-60 chilometri, e non solo nelle classiche". Poi si impara dall’esperienza: alla Vuelta 2024, sesta giornata, Roglic aveva concesso ben 6’31” a uno come Ben O’Connor, outsider fino a un certo punto visto che era stato già quarto a Giro e Tour. E aveva impiegato ben 13 tappe per recuperare, per finire comunque - due giorni dopo - in trionfo a Madrid. Non era stata una passeggiata. Percorso Difficile, in tal senso, che la storia si ripeta. "Ho fiducia nella squadra, nei compagni che ho, siamo un blocco unico", ha detto, con il carisma del capitano. Hindley, vincitore 2022, Martinez, 2° nel 2024, il 21enne Giulio Pellizzari (ottimo inizio, è 10° a 40”) e gli altri danno ampie garanzie in tal senso. E il Roglic attendista – il Giro 2023 lo vinse alla penultima tappa, strappando la rosa a Thomas nella cronoscalata del Lussari per 14 secondi - non è l’unica versione possibile: lo sloveno sa come inventare e lo ha dimostrato a fine marzo alla Volta Catalunya, quando ha strappato il primo posto al rivale (pure qui al Giro) Juan Ayuso all’ultimo giorno, con una azione da lontano. Non esiste un solo Primoz Roglic, ne esistono tanti. E tutti hanno la maglia rosa di Roma in testa.