Il designatore della Can A e B ha incontrato duecento tecnici di tutte le categorie nell'ambito della sesta edizione di "The coach experience". E Ulivieri ha rilanciato: "Sogno un corso da allenatori per gli arbitri"
Dal nostro inviato Matteo Dalla Vite
6 giugno - 10:09 - RIMINI
Quante volte è stato detto che gli arbitri dovrebbero studiare di più quelle che sono le dinamiche del calcio? Innumerevoli. E allora, ecco l’incentivo. "Io voglio che i miei arbitri capiscano di calcio. Ai miei ragazzi dico sempre che noi siamo arbitri di calcio e come tale conoscerlo ci rende più credibili e bravi. E sogno che possano andare ad allenarsi con le squadre, sarebbe un bel primo passo": Gianluca Rocchi è uno dei super invitati alla sesta edizione di “The coach Experience” che si tiene alla Fiera di Rimini e organizzata dall’AIAC, l’associazione allenatori presieduta da Renzo Ulivieri, presente in sala anche con il designatore della Can A e B. Oggi – fra gli altri – sarà anche il turno di Roberto Mancini ma intanto Rocchi ha tenuto a ribadire certi concetti, dalla lotta alla simulazione ("Io cerco il dialogo ma se è un dialogo fra sordi allora divento un carabiniere e ammonisco"), ma anche alla conoscenza del gioco del calcio da parte degli arbitri.
arbitrare le partitelle
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Il tema è “L’arbitraggio e la tecnologia: un confronto sulle nuove regole” e proprio Ulivieri introduce il designatore. “A me piacerebbe – dice il numero uno dei tecnici italiani – che gli arbitri potessero vivere di più la tattica delle squadre, quindi allenarsi con le squadre. Come noi calciatori o allenatori dobbiamo sapere il regolamento, perché loro non devono sapere, chessò, le strategie dell’Atalanta? Mi piacerebbe anche che ci fosse un corso da allenatore per gli arbitri”. E qui, ecco Rocchi che approfondisce il tema a margine della sua ora di lezione davanti a 200 tecnici di ogni categoria. “Io voglio che i miei arbitri capiscano di calcio – dice il designatore -. Sogno che prima o poi possano andare ad allenarsi con le squadre durante la settimana, iniziando con quelli della Can A e B che vanno a vivere gli allenamenti delle squadre inizialmente di Serie C. Sarebbe un bell’inizio”. Naturalmente sarebbe auspicabile un’apertura tale da portare i fischietti della Can A e B ad allenarsi durante la settimana nei centri sportivi delle squadre di Serie A e Serie B, ma i tempi non sono ancora maturi: inutile spiegare perché. “Io dico ai miei di guardare le partite – dice davanti a tecnici dalla A all’Eccellenza - perché poi la mattina gli faccio le domande. Una volta gli ho detto di guardare una finale proprio perché gli avrei fatto i quiz il giorno successivo”.

dialoghi e ammissioni
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Nel resto, Rocchi ha mostrato tutto l’excursus della tecnologia in campo arbitrale: nel ’97 l’introduzione delle bandierine elettroniche, nel 1999 l’esperimento poi mollato del doppio arbitro (“Due visioni diverse della stessa cosa non poteva andare avanti”), degli auricolari nel 2007, della GLT per i gol-non-gol nel 2015, del Var nel 2018. “Noi spendiamo tanto nelle tecnologie nel calcio ma, ed è un paradosso, cerchiamo di essere bravi anche senza il suo utilizzo. Perché l’arbitro bravo è quello che non necessita del Var e che vede bene in campo”. Rocchi torna sul dialogo con gli elementi della panchina e non solo: “Servono più ammonizioni o serve evitare certe scene? La nuova tecnologia può intervenire solo in caso di espulsione ma ci vuole un po’ più di cultura sportiva. Si dà sempre la colpa all’arbitro che magari non vede ma mai a chi induce l’arbitro a sbagliare se per caso una manata era sul petto e qualcuno cade tenendosi il viso… Noi ad inizio anno abbiamo voluto basare tutto sul dialogo ma se il dialogo dall’altra parte non c’è, beh, allora divento un carabiniere e ammonisco. Ma non ci piace cacciare cinque allenatori a giornata, proprio no”. E a proposito di dialoghi arbitri-tesserati, c’è una valutazione del designatore. “Vi ho appena fatto vedere due errori per i quali non riuscii a dormire per giorni e giorni – dice Rocchi mostrando video di un Bologna-Milan del 2013 e un Juve-Roma -: guardando questo si capisce quanto siano diventate importanti la tecnologia e il Var, perché abbiamo abbassato del 91% gli errori. L’uniformità è un’utopia perché i casi sono simili ma mai uguali: quel che cerchiamo è la coerenza, dando una linea nelle casistiche”.