Rafa e l'ultimo atto: "Fossi il capitano, in semifinale non mi farei giocare"

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Nadal dopo la sconfitta che potrebbe aver chiuso la sua carriera: "Ho fatto quel che ho potuto, il verdetto è stato chiaro. Sono qui per godermi la settimana ma farò di tutto per farmi trovare pronto". E l'indizio: "L’emozione di ascoltare l’inno per l’ultima volta da professionista è stata speciale"

dal nostro inviato Filippo M. Ricci

19 novembre - 20:56 - MALAGA

"Se io fossi il capitano non mi farei giocare". Rafa Nadal lo dice in tutte le lingue, inglese, castigliano e maiorchino, e a David Ferrer fischiano le orecchie. Se la Spagna dovesse fare i due punti di cui ha bisogno per presentarsi in semifinale contro la vincente di Germania-Stati Uniti Nadal si dice disponibile a giocare, ma sconsiglia vivamente il proprio utilizzo. 

SENZA POTERE

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"C’è un capitano che prende le decisioni – dice Rafa –. Io sono ancora un giocatore, magari solo per poche ore ma non mettetemi la pressione di essere più di un giocatore. È il capitano che decide. Io avevo detto che se non mi fossi sentito pronto mi sarei scartato da questa prima partita, e non è stato il caso. Mi sono allenato bene per giocare ma poi in gara non ho reso come mi sarebbe piaciuto. Ora speriamo di passare, siamo in una situazione limite e ancor di più su questo campo così veloce, ma in caso io da capitano farei giocare un altro. Ma ripeto, non tocca a me, non ho questo potere". 

LA VOGLIA

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"Quella è intatta, capiamoci bene. Non è che non ho voglia di giocare. Dico solo che a livello competitivo visto quanto successo oggi io non mi farei giocare. In allenamento ero andato bene, ma mancava la prova del campo, e il verdetto è stato chiaro. Poi io sono venuto qui a godermi questa settimana e resto a disposizione, lavorerò per farmi trovare pronto in caso ci sia bisogno di me. Se mi chiamano gioco con tutto l’entusiasmo possibile". 

LA PARTITA

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"Sono contento, ho fatto ciò che ho potuto. Energia ne avevo, così come la voglia. Però non ho avuto la capacità di scegliere il gioco in modo da sentirmi a mio agio. Il campo è molto rapido, e tutto è andato via in maniera altrettanto rapida. Non c’era tempo per pensare, mi mancava il ritmo perché non giocavo da tempo. Hai bisogno di scelte rapide e senza pensare e io questo automatismo oggi non ce l’ho come altri nel circuito. Sono stato sufficientemente autocritico in tutta la carriera e non cambio oggi, ma è inutile essere troppo duri: ho fatto ciò che potevo e non è bastato, ora non resta che tifare sperando di andare avanti". 

LE EMOZIONI

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"Naturalmente è stato un giorno emozionante, poteva essere il mio ultimo singolare da professionista e l’ho sentito. L’emozione di ascoltare l’inno per l’ultima volta da professionista è stata speciale, il mix emotivo ha reso tutto più difficile. Ho cercato di mettere da parte le emozioni e ho dato tutto, ho fatto il massimo, ma non è stato abbastanza. Congratulazioni a Botic: ha giocato meglio di me e non c’è molto altro da dire". 

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