Quando Musiala potrà tornare in campo? Come funziona il recupero? Parla l'esperto

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Come spiega il professor Massé, il fatto che non sia stata coinvolta la tibia rende il percorso di recupero meno tortuoso, per quanto rimanga lungo e difficile

Francesco Palma

6 luglio - 10:44 - MILANO

Un infortunio terribile a vedersi e una prima diagnosi che – per quanto pesante – comunque fa tirare un sospiro di sollievo, soprattutto dopo aver visto la caviglia di Jamal Musiala girarsi di 180 gradi dopo uno scontro con Gigio Donnarumma, scoppiato in lacrime dopo aver visto l’avversario a terra. Dai primi esami effettuati dopo il match dei quarti di finale del Mondiale per club tra PSG e Bayern, vinto dai parigini per 2-0, è stata infatti riscontrata una rottura del perone e una lesione dei legamenti, ma fortunatamente non della tibia, e come spiega il professor Alessandro Massé - direttore di Ortopedia dell’Ospedale Città della Salute di Torino e docente di Ortopedia e Traumatologia dell’Università di Torino – è una differenza non da poco: “Anche se l’infortunio resta importante, il fatto che Musiala si sia rotto solo il perone è tutto sommato positivo perché è un osso che tende più facilmente a guarire rispetto alla tibia, che invece richiede un percorso molto più lento. La cosa più importante è che dalla prima diagnosi sembra non sia stata coinvolta la cartilagine della caviglia e ciò rende la lesione benigna, seppur molto importante, e questo porta a una prognosi migliore”.

Per Musiala infortunio grave: perché la caviglia si è girata

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Lo spavento di compagni, avversari e tifosi è ovviamente legato soprattutto alle immagini terrificanti del contatto con Donnarumma, che ha portato a una rotazione innaturale della caviglia. Come spiega il professor Massé, questo è successo perché “si è verificato un cosiddetto ‘trauma in pronazione’, in cui la caviglia viene violentemente ruotata sulla parte opposta, il piede preme sul perone fino a romperlo e questo lo fa uscire dalla sua sede. Quella rotazione così spaventosa è legata al fatto che la caviglia si è lussata. Rispetto ad altre articolazioni, come la spalla, la caviglia è particolarmente stabile e per lussarsi è necessario che si rompa una delle due ossa che la tengono ferma, quindi tibia o perone, se non entrambi. In questo caso si è rotto solo il perone”.

I tempi di recupero e il percorso di guarigione

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Sarà comunque un percorso lungo. Come spiega Massé, ci vorranno “dai 4 ai 6 mesi. La guarigione del perone in realtà avviene abbastanza in fretta, nel giro di un paio di mesi, ma la parte più importante è il recupero della funzionalità della caviglia. I legamenti della caviglia tendono a guarire da soli, ma quando ci sono delle lesioni gravi e si parla comunque di un atleta di altissimo livello molto frequentemente vengono riparati chirurgicamente. Più che il perone in sé, infatti, a rendere particolarmente complicati e lunghi questi infortuni è il fatto che i legamenti e le capsule articolari che tengono ferma l’articolazione siano stati tutti lacerati, e ciò prolunga di molto il tempo di recupero. L’intervento non è sempre immediato, perché se la caviglia è troppo gonfia bisogna prima aspettare che si sgonfi. Quando avvengono questo tipo di infortuni, infatti, o si opera immediatamente nelle ore successive oppure bisogna aspettare anche 10-15 giorni, perché devono prima guarire i tessuti molli che circondano la caviglia, poiché inizialmente la frattura produce un grosso edema dell’arto ed è importante accertarsi che i tessuti possano affrontare l’intervento. L’intervento prevede il posizionamento di una placca sul perone eventualmente con l’aggiunta di viti se ci sono dei frammenti liberi. I legamenti invece vengono riparati con dei punti di sutura. Per almeno 40 giorni o anche 2 mesi non è possibile appoggiare il piede, poi una volta appurata la guarigione del perone si può cominciare a intensificare il percorso di riabilitazione, che prevede ginnastica in acqua, linfodrenaggi, manipolazioni, con l’obiettivo di recuperare tutte le funzionalità e le capacità di movimento della caviglia, che come tutte le articolazioni in seguito a un trauma legamentoso tende a irrigidirsi. Quindi è necessario del tempo affinché il giocatore possa recuperare la funzionalità e la propriocettività (la capacità di percepire e riconoscere lo stato di contrazione dei propri muscoli, senza il supporto della vista) che serve per esprimersi ad altissimi livelli”.

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