Quando il male entrò nella vita di Jimmy. E non lo lasciò più

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Il campione del Mondo '66 ha toccato l'apice e il baratro. Lo ha salvato la moglie, sempre al suo fianco. In Italia una parentesi al Milan

Andrea Schianchi

Giornalista

20 giugno - 14:57 - MILANO

La sera del 26 ottobre del 1960, rientrando a casa dopo una partita giocata a Wembley con la maglia dell'Inghilterra, felice per aver realizzato addirittura una doppietta contro la Spagna del grande Alfredo Di Stefano, Jimmy Greaves trova la moglie Irene in lacrime. Gli apre la porta e gli si getta fra le braccia a cercare una consolazione che nessuno potrà darle. Il loro primogenito, Jimmy Junior, di soli sei mesi, è appena morto nella culla, portato via da un micidiale forma di polmonite. Il dolore si prende le vite di questi due ragazzi e li trascina in un vortice che sembra non lasciare speranza. "La morte del piccolo Jimmy fu devastante per mia moglie Irene e per il sottoscritto. Fu il giorno peggiore delle nostre vite e la ferita di quel giorno non si è mai veramente rimarginata" dirà Jimmy Greaves molti anni più tardi. Il Male è entrato per sempre nella vita, e mai se ne andrà. 

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