Psicologo? No, grazie. Il nuovo Musetti è rinato rinunciando al mental coach

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Dietro gli eccellenti risultati, serenità e maggiore consapevolezza dei propri mezzi. Lorenzo le ha raggiunte rinunciando all'aiuto di un professionista

Marco Iaria

Giornalista

15 maggio - 10:17 - ROMA

Lorenzo Musetti ha sperimentato l’arte del fai da te, a dimostrazione che nello sport, e nella vita, non c’è una sola via per il successo. Beninteso, l'azzurro semifinalista a Roma si avvale di un eccezionale team di professionisti, composto dal coach storico Simone Tartarini e dal preparatore atletico e fisioterapista Damiano Fiorucci, supportati da Corrado Barazzutti e Roberto Petrignani. Ma niente mental coach o psicologi. Un anno fa, di questi tempi, Lorenzo ha deciso di non farsi seguire più da nessuno per l’aspetto mentale. Aveva provato a lavorare con uno psicologo dello sport, ma non sentiva che fosse un lavoro efficace su di lui e, consultandosi con la sua squadra, aveva deciso di sospendere la collaborazione. Casualmente, proprio negli ultimi 12 mesi Musetti è esploso. Per cercare di comprendere le ragioni di questo definitivo salto di qualità, bisogna fare qualche passo indietro. 

la parabola

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Lorenzo è stato sempre accompagnato da grandi aspettative, dotato com’è di una tecnica sublime, autentico rappresentante di quel tennis poetico ormai in via di estinzione. All’inizio del 2023, a nemmeno 21 anni, era già entrato tra i primi 20 giocatori del mondo. Ma non era costante e continuava a dare l’idea di un progetto incompiuto. Poi si è un po’ smarrito inanellando sconfitte a ripetizione nei primi mesi del 2024. È stato allora che è scattato qualcosa nella testa. Ha disputato due Challenger, a Cagliari e Torino, proprio nelle settimane a cavallo degli Internazionali in cui era uscito subito, per mano del n.137 Atmane, ritirandosi dopo aver perso il primo set. “Mi sono sporcato le mani ripartendo dal circuito minore, ho ritrovato me stesso”, racconterà successivamente. Da allora è stato tutto un altro Musetti. Al Roland Garros ha lottato fino al quinto set contro Djokovic al terzo turno, sull’erba è arrivato in finale al Queen’s e, soprattutto, in semifinale a Wimbledon. Poi la finale ad Umago ed il bronzo olimpico a Parigi (battendo Fritz e Zverev). 

nel 2025

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L’attuale stagione l’ha visto subito protagonista sulla superficie che ama di più, la terra. A Montecarlo si è spinto sino alla finale, grazie a quattro super rimonte contro Bu, Lehecka, Tsitsipas e De Minaur (oltre alla vittoria in due set su Berrettini). Quelle partite, con i primi set persi e le prestazioni in crescendo sul piano fisico e mentale, in altri tempi le avrebbe perse. All’atto conclusivo la sconfitta in tre set contro Alcaraz, con il rimpianto dell’infortunio che di fatto gli ha impedito di giocare il parziale conclusivo. Al Foro Italico, domani, ci sarà la rivincita. Ma quella settimana nel Principato, come ha ricordato ieri sera Lorenzo dopo la vittoria contro Zverev, “mi ha dato fiducia, consapevolezza dei miei mezzi e del mio livello, anche se era già da tanto tempo che in campo mi sentivo più ordinato”. Sulla scia di Montecarlo sono arrivate le semifinali di Madrid, che gli hanno consentito di entrate nella top ten, e quelle di Roma che, a prescindere dal risultato di domani, lo porteranno lunedì a salire come minimo all’ottavo posto della classifica

FAMIGLIA Tutto questo è arrivato lavorando su se stesso, senza l’aiuto di un mental coach o di uno psicologo. “È farina del mio sacco. Sono migliorato nel lavoro quotidiano”. La verità è che, raggiunti i 23 anni, Musetti è diventato uomo. Nel corpo, come ci ha raccontato il preparatore Fiorucci (“ha completato lo sviluppo fisico”), e nella mente. Un percorso che ha avuto un passaggio-chiave nella nascita del figlio Ludovico e nella costruzione della famiglia con la compagna Veronica, la cui presenza ha dato evidentemente stabilità e certezze nella vita di Lorenzo. Vivono assieme a Montecarlo, dove il tennista è di base come gli altri top player. E si spostano assieme in alcuni tornei, come agli Internazionali. Tra un allenamento e una poppata.

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