Il tecnico aveva chiesto in estate i riscatti di Conceiçao e dell'ex Psg, più un centrocampista top. Invece sono arrivati Zhegrova, David, Joao Mario e Openda, ma nessuno gode del gradimento del croato, che non è mai entrato in sintonia con Comolli
"Il Como è una finta piccola e i giocatori li ha scelti tutti l’allenatore, una bella cosa". La frase che Igor Tudor ha lasciato cadere nel mezzo dell’ultima conferenza stampa di vigilia - e che ha fatto irritare Cesc Fabregas - in realtà era un messaggio neanche troppo in codice per la sua dirigenza. Sono passati meno di due mesi dalla chiusura del mercato estivo, durante il quale le dichiarazioni del tecnico bianconero erano decisamente più concilianti ("Ho fiducia nel club, che conosce il mio pensiero") e ora il malcontento, complice anche il momento complicato a livello di risultati, comincia a venire a galla, rivelando tensioni latenti.
cambio di rotta
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Tudor è sempre stato misurato e conciliante nelle sue dichiarazioni pubbliche, però ha pure un carattere deciso e fumantino. Se si lascia andare significa che c’è più di qualcosa che non va. In estate, quando aveva capito che le risorse per fare il mercato erano limitate, aveva chiesto a Damien Comolli di toccare la squadra il meno possibile, concentrando il budget sui riscatti di Conceiçao e Kolo Muani e su un centrocampista forte. Fosse rimasto Cristiano Giuntoli, l’ex dt alla società avrebbe chiesto 150 milioni da investire tutti su Tonali e Osimhen, acquisti che Tudor aveva approvato. Poi però è cambiato tutto e a Venezia, dopo la conquista all’ultimo respiro del quarto posto, Tudor ha anche pensato di dimettersi (fu Giuntoli a convincerlo a restare, viaggiando fino a Spalato) accettando pure un mercato limitato, ma almeno avrebbe voluto incidere di più.
il mercato non torna
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Alla fine Comolli ha investito più di 100 milioni per portare alla Continassa Conceiçao, Zhegrova, David, Openda e Joao Mario e a parte il primo nessuno degli altri aveva il suo pieno gradimento. A Joao Mario preferiva il più completo Alberto Costa, ceduto per questioni di bilancio, su Zhegrova aveva dubbi sulla tenuta fisica (difficile dargli torto, visto che finora è stato più in infermeria che in campo) e i due attaccanti li considera alternativi a Vlahovic. David non gli dispiace, però potendo scegliere avrebbe voluto Kolo Muani perché più duttile e in grado di garantire più soluzioni offensive. Inoltre chiedeva un esterno a tutta fascia che sapesse difendere e soprattutto un mediano dinamico, con tempi d’inserimento e gol nelle gambe. Sul centrocampista la società ha scelto di rimandare, non potendo arrivare a un top come Tonali.
divergenze
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Tudor si è sentito poco ascoltato e le sue perplessità sui nuovi sono rimaste anche dopo averli testati, come dimostra il fatto che a parte David gli altri abbiano assaggiato più la panchina che in campo. Ecco il motivo di quella frase pronunciata prima di Como-Juventus, un po’ come quando si parla a nuora perché suocera intenda. La sintonia tra Comolli e Tudor è ai minimi sindacali e forse la cosa che più ha rotto gli equilibri è stato il mancato arrivo di Kolo Muani, promessogli per un’estate intera e poi andato in prestito al Tottenham l’ultimo giorno di mercato. Alla Lazio Igor aveva preferito dimettersi dopo aver capito che tra lui e il club c’erano divergenze di vedute. E il pensiero, racconta chi lo conosce bene, lo ha sfiorato anche quest’estate, ma non l’ha fatto per amore della Juventus.
in bilico
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È rimasto e ora dopo appena due mesi si ritrova solo e in discussione, con il toto nomi per la successione già partito: da Mancini, sondato a marzo per il dopo Motta, che ha detto di no al Nottingham perché aspetta la Juventus, a Spalletti fino a Palladino, con De Rossi possibile outsider. Madrid è il primo scoglio da superare, poi ci sarà l’Olimpico. Chissà se quei giocatori che non ha scelto lui gli daranno una mano a restare in sella.