Sotto il design compatto e il nuovo chip Tensor A1, gli auricolari di Google trovano finalmente la loro espressione migliore
Nel panorama odierno degli auricolari wireless, la scelta non è mai stata così vasta né così confusa. Tra Apple, Sony, Bose, Samsung e una pletora di marchi emergenti, ogni fascia di prezzo offre prodotti solidi e convincenti. Ma proprio mentre l’offerta si moltiplica, cresce anche la distanza tra i modelli base e quelli pensati per integrarsi alla perfezione con l’ecosistema del proprio smartphone. È qui che i Pixel Buds 2a entrano in gioco, con l’ambizione di portare un’esperienza da top di gamma a un prezzo molto più accessibile.
Proposti a 149 euro, gli auricolari di seconda generazione della serie “a” mantengono la filosofia del rapporto qualità-prezzo, ereditando molte delle funzioni dei Pixel Buds Pro 2 ma in un corpo più leggero, minimal e sorprendentemente comodo. Disponibili in una nuova colorazione lilla oltre al grigio verde, i Pixel Buds 2a abbandonano la sperimentazione del passato e si concentrano su un equilibrio che Google sembra finalmente aver trovato: connessioni stabili, audio pulito e un comfort che fa dimenticare di averli indosso.

Il design rimane fedele alla linea tipica di Google, con un profilo compatto e una piccola ala in gomma che garantisce una tenuta sicura senza pressione. Il fit è uno dei migliori della categoria, specialmente grazie alle quattro misure di gommini incluse e alla possibilità di verificare il “sigillo acustico” tramite app. Gli auricolari risultano leggeri, ben bilanciati e, anche dopo ore di utilizzo, non generano fastidio. La custodia mantiene la piacevolezza tattile dei modelli precedenti: piccola, solida e con chiusura magnetica.
Sotto la scocca, il nuovo chip Tensor A1 è il cuore della svolta. È lo stesso dei Buds Pro 2 e abilita la cancellazione attiva del rumore (ANC), una funzione finora riservata alla fascia alta. Il risultato è sorprendente: non raggiunge il livello quasi “innaturale” degli AirPods Pro 3, ma riesce comunque a isolare efficacemente il rumore di fondo, lasciando passare solo ciò che serve. Anche la modalità trasparenza è più che convincente: restituisce le voci e i suoni ambientali con naturalezza, al punto da dimenticare di indossare le cuffie. L’unico limite emerge con rumori improvvisi (sirene, clacson, urla) che impiegano un istante di troppo a venire filtrati. È un dettaglio, ma in certi contesti può farsi notare.
Sul fronte audio, i Pixel Buds 2a si collocano nella fascia medio-alta della loro categoria. Il suono è equilibrato, pulito, con una scena sonora ampia e un basso presente ma mai invadente. I medi restano nitidi, le voci calde, gli alti definiti. Non c’è l’impatto cinematico dei Sony WF-1000XM5 né l’elaborazione avanzata degli AirPods, ma l’esperienza complessiva è coerente e piacevole, perfetta per la maggior parte degli ascolti quotidiani. L’equalizzatore nell’app Pixel Buds permette inoltre di personalizzare l’impronta sonora: la modalità “Chairezza” esalta i dettagli, mentre la “Bilanciata” offre un profilo più neutro e naturale.

I controlli touch rispondono in modo preciso: i tap per mettere in pausa o cambiare traccia raramente sbagliano, anche se si sente l’assenza dei controlli swipe per il volume, presenti solo nei Buds Pro 2. L’autonomia è un altro punto di forza: fino a 8 ore di ascolto continuato (24 con la custodia) e una settimana piena di utilizzo misto prima di dover ricaricare il case. Inoltre, il case delle cuffie presenta una batteria che può essere sostituita, dando al prodotto un importante vantaggio sulla riparabilità. Peccato per la certificazione IP54, che protegge solo da sudore e pioggia leggera, non proprio ideale per chi fa sport intensi.
Sul fronte smart, tutto ruota attorno all’integrazione con Android e, in particolare, con l’ecosistema Pixel. L’accoppiamento rapido, il controllo vocale “Hey Google”, le notifiche in tempo reale e l’interazione diretta con Gemini rendono l’esperienza fluida e coerente. Ma su iPhone, la magia svanisce: niente app dedicata, niente personalizzazioni, niente assistente vocale. Restano solo degli auricolari Bluetooth, buoni ma “muti” rispetto alle loro potenzialità. È il prezzo della chiusura dell’ecosistema, e non è un’esclusiva di Google: lo stesso vale per Apple. Il microfono, infine, convince a metà. Le chiamate risultano sempre chiare, anche in ambienti rumorosi, ma la voce risulta un po’ distante, come se provenisse da un vivavoce. Tuttavia, i comandi vocali sono sempre riconosciuti al primo colpo, e l’interazione con Gemini funziona in modo impeccabile.
In definitiva, i Pixel Buds 2a rappresentano uno dei prodotti più maturi di Google nel settore audio. Hanno un design finalmente centrato, una resa sonora convincente, cancellazione attiva efficace e un prezzo che li rende particolarmente appetibili per chi vive nell’ecosistema Android. Non sono perfetti, ma si avvicinano più che mai a quella visione “made by Google” in cui hardware e software si fondono con naturalezza. A 149 euro, sono una scelta quasi obbligata per chi usa un Pixel o un dispositivo Android recente.