Petrolio: il prezzo del Brent non s'impenna (per ora) dopo l'attacco americano

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I mercati sembrano non temere che l'Iran possa davvero chiudere lo stretto di Hormuz, scenario che potrebbe provocare una crisi energetica a livello mondiale

Marco Bruckner

23 giugno - 17:40 - MILANO

Nella notte italiana fra sabato 21 e domenica 22 giugno 2025 gli Stati Uniti d'America hanno attaccato l'Iran, colpendo tre siti nucleari. Una mossa che potrebbe portare a un'ulteriore escalation del conflitto tra Teheran e Israele, in cui ora si è inserita anche l'America. Nei palazzi di governo di tutto il mondo si attende di scoprire se e come la Repubblica islamica risponderà all'attacco subito da Washington. Fra le carte che l'Ayatollah Khamenei e i suoi più stretti collaboratori potrebbero giocarsi c'è quella della chiusura dello stretto di Hormuz. Un tratto lungo 16 chilometri e largo appena 33, controllato da Teheran, da cui passano circa il 20% delle forniture mondiale di petrolio greggio e più del 10% di quelle di gas (dati riportati da Hormuz, davvero l'Iran vuole chiudere lo stretto? I rischi sul caro-petrolio e benzina, di Federico Fubini, pubblicato sul Corriere della Sera). L'eventuale chiusura dello stretto potrebbe portare a una crisi energetica con gravi conseguenze per diversi Paesi occidentali e non solo. I mercati però, almeno al momento, non sembrano temere questo scenario. 

la reazione dei mercati

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Lunedì 23 giugno, primo giorno con il mercato aperto dopo l'attacco statunitense in Iran, il prezzo del petrolio Brent ha superato i 79 dollari al barile in apertura. Si tratta della cifra maggiore a cui si è arrivati dal 13 giugno 2025, ovvero dal giorno in cui Israele ha attaccato la Repubblica islamica. Nel corso della giornata la quotazione è poi calata, stabilizzandosi intorno ai 76 dollari al barile. Prezzi ancora lontani dai record assoluti e anche da quelli di inizio anno (a gennaio superava spesso gli 80 dollari al barile). I mercati, dunque, non sembrano temere stravolgimenti in campo energetico. La chiusura dello stretto di Hormuz sarebbe una mossa molto rischiosa per l'Iran e per questa ragione i mercati, al momento, non credono che Teheran si spingerà a tanto. In particolare, perché a dipendere dal greggio iraniano è soprattutto la Cina (Paese amico della Repubblica islamica) che è comprensibilmente avversa, dato la quantità di petrolio importato da Teheran, a un intensificarsi del conflitto e delle tensioni. Al contrario, gli Stati Uniti non sono particolarmente dipendenti dallo stretto di Hormuz, la cui chiusura avrebbe invece effetti gravi per i Paesi europei. 

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