Studio USA: dopo la pandemia di Covid si registrano più traumi a testa e spalle nell'hockey giovanile, crescono le fratture e i ricoveri. Da che dipende?

Una fase di gioco di una partita di hockey su ghiaccio tra i New Jersey Devils e i Carolina Hurricanes giocata nell'aprile 2025 a Newark, New Jersey. Getty Images
Un recente studio del Mount Sinai Hospital di New York, pubblicato sulla rivista Injury, accende i riflettori su una nuova emergenza legata alla sicurezza dei giovani atleti che praticano hockey su ghiaccio negli Stati Uniti. Dopo la pandemia di Covid-19, infatti, i pronto soccorso americani hanno registrato un aumento preoccupante di infortuni gravi tra i giocatori under 18.
Ecco i principali risultati emersi dall'analisi:
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Aumento dei traumi a testa e spalle tra i giovani hockeyisti dal 2020 in poi
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Crescita delle fratture, soprattutto agli arti superiori
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Più ricoveri ospedalieri, segno di una maggiore gravità degli infortuni
La ricerca, condotta su un arco temporale di dieci anni (2014-2023), rappresenta il primo studio nazionale a indagare queste tendenze post-pandemiche, utilizzando i dati del National Electronic Injury Surveillance System (NEISS), un sistema di sorveglianza statunitense che raccoglie informazioni da circa 100 pronto soccorso in tutto il Paese.
Un cambio di rotta post-pandemia
Se complessivamente il numero totale di infortuni nel decennio analizzato è rimasto relativamente stabile, i dati più recenti indicano una chiara inversione di tendenza dopo il 2020. L'incremento degli infortuni cranici e alle spalle suggerisce una maggiore esposizione a traumi ad alta energia. Parallelamente l'aumento dei ricoveri potrebbe riflettere non solo la maggiore severità delle lesioni, ma anche una gestione clinica più attenta, soprattutto in caso di sospette commozioni cerebrali.
Le possibili cause: gioco più aggressivo e maggiore esposizione
Secondo gli autori dello studio, tra i fattori scatenanti potrebbe esserci una maggiore aggressività nel gioco giovanile dopo i mesi di inattività forzata legata alla pandemia. Ma potrebbero incidere anche altri aspetti: la crescente popolarità dello sport tra le ragazze, cambiamenti nei protocolli medici o semplicemente una migliore capacità diagnostica degli ospedali.
Cosa significa per medici e famiglie
Per i sanitari la ricerca sottolinea l'importanza di una valutazione rigorosa degli infortuni, soprattutto quelli alla testa. Fondamentale anche educare atleti e famiglie all'uso di protezioni adeguate e al rispetto dei protocolli di recupero prima del ritorno in campo.
Per i genitori questi dati rappresentano un campanello d'allarme: è necessario prestare maggiore attenzione alla sicurezza dei propri figli, non solo scegliendo l'attrezzatura giusta, ma anche monitorando eventuali segnali di commozione cerebrale o traumi sottovalutati.
I prossimi passi
Il team del Mount Sinai ha già annunciato ulteriori studi per raccogliere dati più dettagliati, considerando variabili come il tempo di gioco, la posizione in campo e il livello di competizione.
L'obiettivo è quello di valutare l'efficacia di nuove misure preventive e proteggere al meglio i giovani atleti.
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