"Non mi ha fatto male il dopo
Berlusconi, ma l'assenza di Berlusconi. Del presidente mi manca
la sua presenza. Io vivo quella mancanza come se mi avessero
tolto un braccio. Eppure, c'è, non riesco nemmeno a parlarne al
passato. Ridevamo, scherzavamo, parlavamo. Io oggi non so più
con chi parlare con quella libertà, con quella leggerezza".
Francesca Pascale si confessa con Chi: in questi cinque anni,
da quando si è lasciata con Silvio Berlusconi e si è sposata e
poi lasciata con Paola Turci, era rimasta in silenzio. Ma, da
qualche tempo ha ricominciato a parlare in tv. È ospite fissa
del programma di Piero Chiambretti ("Donne sull'orlo di una
crisi di nervi"). "Ero sola, perché era difficile trovare
qualcuno che avesse vissuto le stesse cose che ho vissuto io. Ho
trovato un valido supporto nell'analista".
"Ho spesso bisogno di silenzi per riportare me stessa alle
sue parole, ai suoi insegnamenti. In quella dimensione è vivo,
più di tanta gente in carne e ossa... Non sono pronta a
innamorarmi di nuovo, non voglio far soffrire nessuno. Tutto
quello che avevo l'ho dato al presidente. Per chiunque altro, in
questo momento, sarebbe un amore a metà" confessa.
E sui motivi che hanno portato alla crisi del suo rapporto
con il fondatore di Forza Italia, dice: "La politica è stata una
delle cose che ci ha allontanati perché parlavo d'istinto,
dicevo cose che potevano creare contrasti con gli alleati di
Forza Italia e anche all'interno dello stesso partito. Ero una
voce fuori dal coro: per alcuni ero una senza arte né parte che
nuoceva a Berlusconi. Lì è iniziata una campagna interna contro
di me: 'Si fuma le canne, ha i tatuaggi, è bisessuale, ci fa
perdere voti, è una scheggia impazzita'. Avrei voluto solamente
parlare di inclusione perché il presidente è sempre stato
inclusivo, ha cercato di rivolgersi a tutti, di capire il
momento storico...".
Ora Francesca Pascale continua con il suo impegno per i
diritti civili. "Ho detto subito a Berlusconi di essere
bisessuale perché non giudicava, era profondamente rispettoso
della vita, non è mai stato un problema. Non gli interessava
l'orientamento sessuale di una persona, ne parlava liberamente,
era aperto mentalmente più di tanti giovani... I diritti
civili, come l'ambiente, sono temi che le destre non affrontano
e restano un presidio della sinistra. Tanto che, se parli di
diritti, sei di sinistra. Ecco l'etichetta. Che è la cosa, e
vorrei che a destra e sinistra lo capissero, più fascista che si
possa dire. Perché i diritti civili sono di tutti, perché
interessano tutta la popolazione. Oggi i giovani preferiscono il
suicidio piuttosto che affrontare l'omosessualità, la salute
mentale, la scuola. C'è paura nell'affrontare questi temi, che
prescindono dalle ideologie, ma nessuno parla più alla gente".
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