Opposizioni contro Meloni in Aula, divise sulle risoluzioni

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Dall'Ucraina alle liste d'attesa, dal caro vita al rapporto con gli Stati Uniti di Donald Trump. Le comunicazioni della premier Giorgia Meloni nelle Aule parlamentari offrono un palcoscenico alle opposizioni per una raffica di critiche al governo, accusato di essere "ambiguo" in politica estera e avere "tre posizioni diverse". "L'Italia deve avere una voce autorevole, la sua è un sussurro", attacca, rivolta alla presidente del Consiglio, la segretaria del Pd Elly Schlein. Che punta il dito contro "l'immobilismo" dell'Italia "in attesa di capire che aria tira a Washington" e sferra l'ultimo colpo a Matteo Salvini: "E' ancora il vicepresidente o ambisce a fare il portavoce di Mosca?". E Giuseppe Conte mette in guardia la presidente del Consiglio: "Dopo le irresponsabili firme per il riarmo messe senza passare da un voto degli italiani, stia attenta alle firme che mette sugli asset russi. E' pericolosissimo".

Dagli scranni parlamentari alla sinistra di Meloni il coro delle accuse è unanime. Ma la linea che emerge dalle sei risoluzioni differenti presentate in Parlamento (Pd, M5s, Avs, Az, Iv e +Eu), fatte alcuni eccezioni, è molto diversa. In particolare sulla partita ucraina. Il Pd chiede di "garantire pieno sostegno" a Kiev "mediante tutte le forme di assistenza necessarie" e anche con "un utilizzo legalmente fondato dei beni russi congelati"; il M5s, di contro, vuole fermare l'invio di armi all'Ucraina e rigettare l'ipotesi di confisca definitiva e uso degli asset di Mosca. Avs auspica un "accordo di pace tra Ucraina e Russia" che "includa garanzie di sicurezza effettive, escludendo ogni dispiegamento di contingenti militari Nato o di paesi Ue", Più Europa mette nero su bianco la necessità di rafforzare in ambito europeo il sostegno all'Ucraina. Azione chiede di aiutare economicamente e militarmente Kiev e puntare sugli asset sovrani russi, Iv di sostenere "il percorso di integrazione dell' Ucraina nell'Ue". Alla premier, che ha buon gioco a sottolineare la frammentazione del campo largo rispondono sia Schlein, sia Conte. "Le vostre sono tre posizioni diverse, è vero che avete una risoluzione unica ma non ci avete scritto niente dentro", ribatte la dem. "Chiedete a noi delle opposizioni delle nostre differenti sensibilità. Noi, quando ci presenteremo agli italiani per governare, le risolveremo. Voi dopo tre anni di guerra, non le avete ancora risolte", l'affondo del pentastellato che incassa - su questo preciso passaggio - l'applauso di Schlein. Per Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni è Meloni "la regista del declino dell'Ue", Matteo Renzi la accusa di dover "scegliere tra Tajani e Salvini", Riccardo Magi di "pattinare sulle ambiguità". Mentre Carlo Calenda è tombale: "Oggi si certifica che il governo e la sinistra hanno deciso di abbandonare l'Ucraina".

Alla fine, nelle Aule di Camera e Senato, passa solo la risoluzione di maggioranza, frutto di un lungo lavorio di limature per comporre le diverse sensibilità. Con la Lega che rivendica il suo ruolo: "Il governo sostiene la nostra linea". Il riferimento sarebbe in particolare ai paletti del rispetto dello "stato di diritto" e della "lotta alla corruzione" nell'ambito dei finanziamenti europei sul tavolo per Kiev.

Quanto alla Russia l'indirizzo è "continuare ad agire ricorrendo a tutti gli strumenti della diplomazia incluso quello sanzionatorio, senza prescindere dal coordinamento con gli altri Stati membri del G7 e alla luce di solide basi giuridiche e finanziarie". Spazio anche al Medio Oriente: il centrosinistra che continua a battere sulla necessità di riconoscere lo stato di Palestina; il centrodestra impegna l'esecutivo a "collaborare per l'attuazione dell'accordo di pace di Trump" e sostenere politicamente e finanziariamente l''Autorità Palestinese, con l'obiettivo della soluzione due popoli e due stati.

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