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Tanti club hanno almeno un giocatore che in campo si fa prendere dal momento e supera il limite: non si tratta di leadership, quanto piuttosto di "presidio del territorio"
Marco Ciriello
17 dicembre - 09:03 - MILANO
alcuni calciatori si convincono così tanto dell’appartenenza da dimenticare il gioco. Sono gli agonisti, quelli che si ubriacano del momento feroce. Che entrano in una trance da caudillo, dimenticando il pallone. Galli da combattimento più che calciatori. Adrenalinici, duri, convinti. Wrestler che riducono il campo in un ring. Quasi ogni squadra ha il suo. Non si tratta di leadership, ma di vigilanza. Non si tratta di calcio, ma di territorio. Incarnano l’atmosfera pesante. Portandola al limite del pensiero. Recitando la parte del difensore di confine. Sono di due tipi: l’appariscente e il subdolo.

