Da una parte il Quirinale, e i timori giuridici sul rischio di indebolire i controlli ordinari antimafia. Dall'altra Matteo Salvini, che difende la sua ipotesi di norma per il Ponte sullo Stretto, infilata all'ultimo e poi espunta dal decreto Infrastrutture, con la Lega pronta a riproporla con un emendamento. Se non è uno scontro aperto, è certo alto il livello di tensione fra il ministero guidato dal vicepremier e l'asse che si è creato fra il Colle e Palazzo Chigi. Salvini era convinto di aver individuato la soluzione giusta.
E nella Lega sono convinti che alla fine entrerà nella legge in fase di conversione. "Chiederemo il massimo del rigore, il massimo della trasparenza, più poteri al ministero dell'Interno e alle Prefetture per verificare che non ci siano infiltrazioni - chiarisce il vicepremier -. Dal mio punto di vista era importante, qualcuno l'ha pensata in modo diverso, vorrà dire che sarà il Parlamento a mettere il massimo delle garanzie". È facile immaginare che quel "qualcuno" sia riferito a chi ha stoppato una parte chiave del decreto, rivendicata lunedì (prima della pubblicazione del testo in Gazzetta ufficiale, avvenuta ieri) nella conferenza che lo stesso ministro delle Infrastrutture aveva tenuto con quello dell'Interno Matteo Piantedosi.
"Trasferiamo la procedura di realizzazione del Ponte sullo Stretto alla struttura per la prevenzione antimafia presso il Viminale, centralizzando gli esiti dei controlli e della gestione degli appalti alle prefetture, alle istituzioni", aveva spigato Piantedosi. Poi, però, quella parte è saltata. Una decisione arrivata dopo le consuete interlocuzioni fra Palazzo Chigi e Colle. Non è il primo episodio di tensioni fra il ministero guidato dal leader leghista e il Quirinale: basta andare indietro a poco più di un mese fa per ricordare i rilievi del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sulla proposta di legge sui risarcimenti ai parenti delle vittime del Ponte Morandi.
Questa volta il Quirinale ha emesso una nota per chiarire perché per il Ponte sullo Stretto non sia possibile "una procedura speciale" come quelle usate in casi di emergenza (terremoti) o eventi speciali (Olimpiadi), "che non risulta affatto più severa delle norme ordinarie". Anche perché si prevedeva di "derogare ad alcune norme previste dal Codice antimafia, deroghe non consentite dalle regole ordinarie per le opere strategiche di interesse nazionale". Inoltre l'ufficio stampa del Colle ha precisato che "la norma sui controlli antimafia non era contenuta nel testo preventivamente inviato al Quirinale, ma è apparsa poche ore prima della riunione del Consiglio dei ministri".
Nessuna reazione, per il momento, da Palazzo Chigi. Tra i meloniani ci si limita a osservare che da tempo quello del Ponte è un dossier in cui il loro partito tende a non entrare più di tanto, e che sulle questioni che riguardano la mafia Giorgia Meloni "è una che non fa compromessi". Per ora dentro FdI non si sbilanciano sull'emendamento che la Lega presenterà alla Camera, ma si ricorda il precedente del decreto sicurezza, su cui sono stati recepiti i rilievi quirinalizi.
Salvini comunque difende la sua idea, e lo stesso fa Piantedosi, assicurando che "assolutamente" non ci sarà alcun abbassamento della guardia. Confermando che i lavori del Ponte cominceranno entro l'estate, il ministro delle Infrastrutture ha assicurato che verrà chiesto "il massimo del rigore, il massimo della trasparenza, più poteri al ministero dell'Interno e alle Prefetture per verificare che non ci siano infiltrazioni". Davanti a opere come questa, in cui "ci saranno più di centomila posti di lavoro in ballo e migliaia di imprese coinvolte", Salvini assicura: "è mio interesse che le Prefetture, le Procure, le associazioni, i sindacati, possano avere il massimo della vigilanza e della trasparenza". "Auspico che i controlli di prevenzione antimafia siano approfonditi, puntuali ed efficaci come sempre - aggiunge Piantedosi - fatti dal ministero dell'Interno per il tramite delle prefetture o, insieme alle Prefetture, della Struttura di missione"
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