Nemici o amici? Tutto quello che c'è dietro l'abbraccio tra Conte e De Laurentiis

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Allenatore e presidente hanno ridotto le loro telefonate dopo la cessione a gennaio di Kvaratskhelia. Sembrerebbe un finale già scritto ma i due sanno stupire sempre

Antonio Giordano

Collaboratore

24 maggio - 19:23 - NAPOLI

Nemici mai, però neanche così tanto amici da buttarsi l’uno nelle braccia dell’altro (e neanche a favore di telecamere). La notte in cui la storia l’hanno aggiornata assieme, proprio mentre l’occhio di bue è finito su di loro, Antonio Conte e Aurelio De Laurentiis, in uno slancio di sincerità mediatica, non sono riusciti a darsi (e neppure a dirsi) ciò che t’aspetti dopo un anno di convivenza festosa e anche assai sfarzosa, come racconta lo scudetto. E però, come avrebbe detto Paolo Sorrentino, la verità "è che non si sa mai cosa succede veramente nelle case degli altri", e cioè la loro, che da un bel po’ - diciamo dal 17 gennaio del 2025 - hanno smesso di essere fusi l’uno con l’altro. Quel giorno, quando venne messa la firma sulla cessione di Kvaratskhelia al Psg (per 75 milioni di euro), Antonio Conte non diede fuori di testa, non si oppose facendo barricate, pare anzi avesse sistemato il passaporto sulla cessione, però chiedendo un sostituto che potesse consentirgli di avere alternanza sulla corsia e non Okafor, arrivato a mezz’ora dalla chiusura del mercato dopo che il Lipsia ne aveva ricusato l’acquisto per un infortunio, e con qualche chilo di troppo secondo le bilance leccesi. E insomma, avendo concesso il parere positivo per far incassare alla società quei 75 milioni (frase di giovedì in conferenza stampa: "qualsiasi scelta sembrava fosse fatta per me; quanto fatto è sempre stato fatto per il club, per il Napoli, dal mercato ad ogni altra scelta"), Conte si sarebbe aspettato almeno un impegno profondo nel cercare un esterno da sistemare a sinistra: se non Garnacho, Adeyemi; e se non Adeyemi, Ndoye; e se non Ndoye, Lang; e se non Lang non Okafor o Saint Maximin o una settima scelta su cui Manna è stato dirottato dopo che dall’alto gli è stato “suggerito” di spostare il tesoretto al prossimo giugno. 

distanze

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È in quel momento che si conclude la luna di miele tra Adl e Conte, anche se Kvara per qualche giorno quasi diventa un “traditore” o comunque un fuggiasco mentre a distanza, sussurrando “dopo otto mesi ho capito che a Napoli certe cose non si possono fare”, l’allenatore comincia a riscrivere la sua posizione sulla questione. E comunque, s’è aperto un fronte o una faglia, ci sono distanze che emergono dal distacco tra Adl e Conte, che si telefonano sempre di meno, a volte il telefono non prende e altre è stata tolta la suoneria e altre ancora ci sono sassolini che l’allenatore si toglie dalle scarpe facendo rumore. "I tanti infortuni al soleo dipendono dei campi di Castel Volturno. Andavano rifatti. Se li rifaranno saremo contenti, intanto stiamo zitti e lavoriamo". De Laurentiis a Castel Volturno ci è andato poco, quasi niente, ha parlato meno di due anni fa, quando ad un certo punto, avendo lo scudetto in mano, si lasciò andare, e però a festeggiamenti in corso non si è sottratto: Adl parte prima, a caldo, sostiene che "Mai dire mai sul futuro: gli allenatori hanno una loro personalità che va rispettata, e non bisogna mai obbligarli anche se esistono dei contratti di ferro. Se Conte si metterà a disposizione noi lo seguiremo e saremo felici di andare in Champions League con lui. Stiamo già lavorando per fare un Napoli ancora più forte" e poi a qualche ora di distanza, su Crc, è meno “generoso” (diciamo così): "Non mettiamo carne a cuocere: Conte ha tre anni di contratto". Nemici mai....?

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