Nell'anfibio più simpatico c'è il segreto della rigenerazione cellulare

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Nell'anfibio più simpatico c'è il segreto della rigenerazione cellulare

L'axolotl riesce a far ricrescere zampe, coda e persino alcuni organi interni, anche più volte nel corso della vita, stimata in 10-15 anni

Daniele Particelli

18 giugno - 16:20 - MILANO

Tra i tanti misteri del mondo animale ce n’è uno che da anni, addirittura decenni, affascina la scienza: la capacità di rigenerare interi arti di uno degli anfibi più simpatici che conosciamo. A custodire questo segreto è l'axolotlAmbystoma mexicanum, un piccolo anfibio originario del Messico conosciuto non soltanto per il suo aspetto buffo, quasi alieno, ma anche per il suo potenziale scientifico. Ora, grazie a uno studio pubblicato su Nature e guidato da Elly Tanaka dell’Istituto di Biotecnologie Molecolari dell'Accademia austriaca delle Scienze, sappiamo qualcosa di più su un meccanismo chiave che regola questo fenomeno: una molecola chiamata Hand2.

I segreti dell'axolotl

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L'axolotl, originario dei laghi nei pressi di Città del Messico e oggi considerato una specie a rischio estremamente alto di estinzione in natura, vive in ambienti ostili e affollati dove spesso finisce per perdere arti a causa dell’aggressività dei suoi simili. Il vero miracolo, però, è che riesce a far ricrescere zampe, coda e persino alcuni organi interni, anche più volte nel corso della vita, stimata in 10-15 anni.

I ricercatori da anni studiano come questo sia possibile e negli anni sono stati scoperti due segnali molecolari fondamentali: FGF8, che attiva le cellule staminali nella parte anteriore della zampa, e Shh, che agisce nella parte posteriore. Finora, però, mancava un tassello essenziale: come fanno le cellule a sapere da che parte si trovano?

La risposta arriva proprio da Hand2, una molecola che si comporta come un "indicatore di posizione". In condizioni normali questa molecola è espressa a bassi livelli solo nelle cellule della parte posteriore dell’arto. In caso di lesione, però, la sua attività aumenta e innesca l’attivazione di Shh, dando il via al processo di rigenerazione. Quando l'arto è completamente rigenerato, i livelli di Hand2 tornano a quelli normali, mantenendo una memoria stabile della posizione cellulare che sarà pronta a essere riattivata in caso di un nuovo trauma.

La scoperta dei ricercatori non finisce qui. Gli scienziati hanno dimostrato che è possibile riprogrammare le cellule, cambiandone l'identità. Inserendo delle cellule provenienti dal lato anteriore della zampa in quello posteriore, queste iniziano a comportarsi come cellule “posteriori”, sotto l’influsso del segnale di Hand2 e Shh. Questo meccanismo di “trasmissione” è paragonabile a una radiotrasmissione interna che indica alle cellule quale struttura devono rigenerare.

Il fatto più sorprendente è che i geni Hand2 e Shh sono presenti anche nel corpo umano e per questo, secondo i ricercatori, comprendere come questi segnali funzionino negli axolotl potrebbe aprire nuove strade per la medicina rigenerativa negli esseri umani. L'obiettivo è quello di riuscire a riattivare nei tessuti umani la “memoria di posizione” cellulare, così da arrivare, in futuro, a rigenerare tessuti complessi o addirittura interi arti.

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