Nel futuro, su Marte: città fatte di ghiaccio

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Se immaginate le future città marziane come architetture basse e color terra rossa, provate a cambiare per un attimo scenario: le colonie umane sul Pianeta Rosso potrebbero somigliare, piuttosto, ai paesaggi incantati di Frozen.

Il ghiaccio, presente per oltre 5 milioni di chilometri cubi su Marte, potrebbe infatti rivelarsi il materiale da costruzione più vantaggioso per i nostri futuri insediamenti extraterrestri. Lo sostengono, modelli alla mano, gli esperti di architettura spaziale del MIT, che hanno presentato le loro conclusioni al meeting annuale dell'American Geophysical Union.

Il ghiaccio? Meglio della regolite

Accantonata l'idea di trasportare materiali da costruzione da Terra, Marte offre due materie prime abbondanti: la regolite, lo strato di polveri e frammenti di roccia superficiali pieni di minerali ferrosi, e il ghiaccio d'acqua situato sotto la superficie e presente, per esempio, in enormi accumuli lungo l'equatore marziano. La regolite non è però il materiale ideale, perché prima di poter essere utilizzata andrebbe filtrata da alcuni suoi elementi e lavorata a temperature elevate. Più facile, per gli scienziati del MIT, immaginare spazi abitativi ottenuti dal ghiaccio, ispirati alle grotte di ghiaccio che si formano, per effetto dell'acqua di scioglimento, nei ghiacciai islandesi.

Come spiegato su Science, più che a grotte, i ripari di ghiaccio costruiti su Marte potrebbero somigliare a cupole di 10.000 metri quadrati di superficie, con diverse camere suddivise tra spazi per vivere e dedicare all'agricoltura. Il ghiaccio presenterebbe due vantaggi importanti: l'isolamento termico e la protezione dalle radiazioni solari dannose. Uno strato di ghiaccio di diversi metri di spessore permetterebbe di portare la temperatura interna agli abitati dai -120 °C tipici degli inverni marziani a -20 °C: non esattamente un clima mite, ma meglio di niente. Inoltre, l'acqua ghiacciata bloccherebbe le radiazioni ultraviolette del Sole e altre radiazioni cosmiche dannose, lasciando però passare la luce visibile e infrarossa.

Materiali come gli idrogel (gelatine composte da catene polimeriche, che trattengono grandi quantità d'acqua) portati da terra potrebbero essere usati per trattare il ghiaccio marziano e aumentare la sua resistenza e flessibilità, mentre un rivestimento resistente all'acqua potrebbe scongiurare reazioni di sublimazione, cioè la transizione del ghiaccio da solido a gassoso nell'atmosfera marziana.

Problemi di energia e di... polvere

Tra noi e le future cattedrali di ghiaccio marziane ci sono comunque ostacoli non indifferenti. Uno è la quantità di energia necessaria all'estrazione e alla lavorazione del ghiaccio: per 15 metri quadri di ghiaccio modellato servirebbe l'energia prodotta in un giorno sulla Stazione Spaziale Internazionale, che potrebbe però anche essere ricavata dagli scarti di altri impianti a energia solare o atomica presenti in insediamenti marziani a lungo termine.

Il secondo intoppo è rappresentato dalle tempeste di sabbia su Marte: depositandosi sul ghiaccio, le polveri pregiudicherebbero la trasparenza e i benefici nell'isolamento termico.

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