Montezemolo: "La Ferrari non ha un'anima. Vasseur un uomo solo"

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L'ex presidente della Ferrari: "Ci ho sempre messo la faccia. Nel film anche i momenti difficili. La Fiat mi chiese di cacciare Todt, io mi rifiutai"

Arianna Ravelli

Giornalista

13 settembre - 09:20 - MILANO

Soddisfatto della prima a Milano, divertito dall’accoglienza al film, in attesa dei prossimi appuntamenti («Il 2 ci saranno 800 persone a Modena, rivedrò tanti della Ferrari dei miei tempi, sarà emozionante, poi l’8 sarà presentato a Roma ad altre 800 persone»), Luca di Montezemolo racconta volentieri cosa ha provato a rivedere il film sulla sua vita, ma il ricordo del passato porta, di rimbalzo, ad atterrare facilmente nel presente.

C’è qualcosa di rotto che ancora non si è ricomposto tra lei e la Ferrari. Non le è stato consentito di girare alcuna immagine a Maranello, e nel museo non ci sono più foto sue. 

"Lo dico anche nel film: la gelosia del passato è una brutta cosa". 

Vediamolo questo passato: 19 titoli vinti. Assistente di Enzo Ferrari a soli 28 anni. 

"Anche questo le dice quanto Ferrari era avanti. Quando poi sono tornato, da presidente, con la cassa integrazione, e ho introdotto il cambio elettroattuato sul volante, tutti a dirmi 'Ferrari si rivolterà nella tomba'. Ma Ferrari era un innovatore". 

Le scommesse nel ‘75 erano due, lei e Niki Lauda.

"È stato un vero amico, nel film si vede anche il suo funerale. Purtroppo, devo dire, senza nessuno della Ferrari presente, per un pilota che si è fatto seppellire con la tuta rossa". 

Cosa le piace di più del film? 

"Mi sono emozionato nel rivedere certi momenti che avevo accantonato in un angolo del cervello e che mi sono tornati in testa. Ricordo esattamente quando dicevo a Niki di non prendersi rischi o Schumi che mi parlava dei margini di miglioramento della macchina. Ma nel film non ci sono solo le vittorie, anche momenti drammatici, o molto difficili, come i tanti Mondiali persi all’ultima gara". 

Come Jerez ‘97, Schumi e l’incidente con Villeneuve. O Suzuka ‘99 quando era in pole ma non riesce a partire. 

"Mi precipitai a Jerez, nel ‘97, per stare vicino a Michael. Nel ‘99 mi vedete a rincuorare i meccanici. Io nel bene e nel male c’ho sempre messo la faccia".

E oggi? 

"Oggi non c’è leadership e soprattutto manca l’anima. Non conosco Vasseur e non lo critico ma vedo un uomo solo. Troppi cambi, serve stabilità in squadra. La Fiat voleva che cacciassi Todt ma io mi sono rifiutato, ho detto 'se va via lui vado via anche io'". 

Non c’è solo la Ferrari. 

"No, nel film ci sono Azzurra, che divenne un fenomeno di massa come oggi Sinner. Italia ‘90, o Italo: pensi cosa vuol dire privatizzare i treni per primi, quando ne parlai a Della Valle mi chiese se avevo bevuto. Passione, determinazione, capacità di circondarsi di persone più brave di te. Così arrivano i risultati".

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