Mille anime e un regno che non c'è più: viaggio a Callianetto, già capitale mondiale del tamburello

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Una frazione in provincia di Asti che ha saputo dare vita a una delle più grandi dinastie dello sport italiano: anche Papa Bergoglio conosceva la magia del "tambàss". Poi una decina di anni fa...

Francesco Caligaris

6 luglio - 13:20 - CALLIANETTO (ASTI)

Là dove c’era la terra rossa ora spunta l’erbaccia. Lo sferisterio intitolato alla memoria di Silvano Rosso, e prima ancora a quella di Prospero Dezzani, accoglie chi giunge a Callianetto come il simbolo più evidente di un passato glorioso e di un presente assente. Il futuro, chissà. Qui, in questa frazione di circa 1.000 abitanti del comune di Castell’Alfero, provincia di Asti, all’inizio del nuovo millennio la squadra locale di tamburello – tambàss in piemontese – diede vita a una delle più grandi dinastie nella storia dello sport italiano: 11 scudetti (di cui 10 consecutivi) in 12 stagioni, più 10 Coppe Europa (l’equivalente della Champions League nel calcio), 10 Coppe Italia e 8 Supercoppe italiane. Poi, nel 2013, si sciolse. “Quest’anno al campionato di Serie A mancherà il Callianetto – scrisse nel febbraio 2014 la Nuova Provincia, un settimanale di Asti – Un po’ come se alla torta al cioccolato venisse a mancare il cioccolato”.

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