Matteo Storoni, manager dello sport e co-fondatore di Blue Corporate Wellness, ha spiegato l'importanza del wellness aziendale e come può essere integrato in un ambiente di lavoro
28 ottobre - 13:42 - MILANO
Negli ultimi anni il tema del welfare aziendale è diventato sempre più centrale. È ormai assodata la necessità di creare un ambiente di lavoro confortevole, salutare e di conseguenza anche maggiormente produttivo. Nel 2023 il 69% delle piccole-medie imprese italiane ha attivato almeno una misura di welfare aziendale, ma affinché quest’obiettivo venga raggiunto globalmente, però, è necessario fare degli ulteriori passi avanti, come spiega Matteo Storoni, manager dello sport e co-fondatore di Blue Corporate Wellness, un team di professionisti che si occupa di migliorare il benessere delle aziende e lo stato di salute dei loro dipendenti, riducendo lo stress e aumentando la produttività in maniera positiva.
Il corporate wellness
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“Credo sia importante integrare l’attività lavorativa con un approccio innovativo al corporate wellness” spiega Storoni, che ha fondato il progetto con Ivan Piazzoni: “Il corporate wellness è l’insieme delle proposte e delle azioni promosse dalle aziende per promuovere il benessere psicofisico del dipendente, che possono andare dal personal training al nutrizionista fino alla psicoterapia e al mental coaching. Tutto si sviluppa attorno al dipendente, con l’obiettivo di migliorare il suo stato di salute e di conseguenza anche la produttività, anche se preferirei si parlasse di più dell’aspetto umano che di quest’ultima”.
Migliorare il benessere dei dipendenti
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Il 7° Rapporto Censis-Eudaimon, risalente all’inizio del 2024, ha tracciato un quadro molto preciso in questo senso: 8 lavoratori su 10 chiedono maggiore attenzione alle aziende riguardo al welfare aziendale e al benessere dei dipendenti. Spiega Storoni: “Ormai è un tema sempre più centrale nelle aziende italiane, come dimostra il fatto che lo scorso anno il 69% delle piccole-medie imprese abbia introdotto almeno una misura di welfare aziendale. Le persone non guardano più soltanto al posto di lavoro in sé e alla retribuzione, ma danno molta importanza a fattori che vanno oltre: il benessere, le agevolazioni, l’ambiente di lavoro, l’eventuale smartworking. Tutto questo aumenta la motivazione e riduce lo stress e il rischio di burnout, e rende anche l’azienda più attrattiva verso i nuovi talenti”.
Cosa devono fare le aziende?
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La palla, di conseguenza, passa alle aziende: “È importante capire che quello sul welfare è un investimento non solo economico ma strategico, perché un dipendente più soddisfatto è anche un dipendente più efficace. Le aziende devono partire dalle analisi dei bisogni, sia della collettività sia del singolo dipendente, andando a strutturare il suo intervento in base alle esigenze. Ad esempio, se un determinato lavoro comporta dei rischi a livello fisico si può proporre un personal training: banalmente, un lavoro da ufficio che porta il dipendente a stare 8 ore seduto può comportare tutta una serie di problematiche per la schiena. Allo stesso modo, il lavoratore può decidere di intraprendere un percorso con un nutrizionista, e allo stesso modo può farlo con uno psicologo. Fondamentale anche il team building, perché la salute dei dipendenti passa sia dal piano fisico sia mentale” conclude Storoni.
Gazzetta dello Sport
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