La ricerca, pubblicata su Nature, ha analizzato un altro aspetto dell'emergenza ambientale marina: la plastica che si deposita a grandi profondità
Francesco Palma
14 maggio - 17:15 - MILANO
Ogni anno fino a 14 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani. Finora si è parlato spesso di ciò che accade sulla superficie degli oceani, dove si raccolgono materiali di scarto che non solo inquinano il mare ma mettono anche a repentaglio la vita di tanti animali marini, spesso uccidendoli. Quello delle microplastiche, però, è un problema ancora più ampio che riguarda anche ciò che accade sotto la superficie del mare, come spiegato da uno studio pubblicato su Nature: la plastica, quindi, ha raggiunto il fondo degli oceani. Secondo lo studio la maggior parte delle ricerche precedenti si era concentrata sui primi 50 centimetri della superficie marina. La nuova ricerca ha invece combinato dati raccolti a diverse profondità oceaniche, provenienti da 1.885 stazioni tra il 2014 e il 2024. I ricercatori hanno confermato la propria tesi: le microplastiche sono presenti in grandi quantità anche sotto la superficie. “Nonostante le incertezze osservative, la sostanziale presenza di microplastiche sub-superficiali sia nelle acque costiere che in quelle d’altura sottolinea come la colonna d’acqua oceanica sia un serbatoio critico ma ancora poco caratterizzato di plastica” si legge nello studio.
Quanta plastica c’è sul fondo degli oceani
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Lo studio ha notato più di 1100 particelle di microplastiche per metro cubo tra i 100 e i 270 metri di profondità in un campione dell’Oceano Atlantico. Nel Vortice Subtropicale del Pacifico del Nord, a 2000 metri di profondità, sono state trovate invece 16600 particelle per metro cubo. Nell’Oceano Artico a 2500 metri di profondità sono state trovate 25200 particelle per metro cubo, mentre nella Fossa delle Marianne lo studio ha rilevato 13500 particelle per metro cubo a 6800 metri di profondità. Le microplastiche relativamente grandi si trovano più frequentemente in superficie o affondano rapidamente fino al fondo marino. Quelle più piccole affondano più lentamente e quindi si distribuiscono in modo più uniforme nelle varie profondità. Le particelle più grandi sono anche più influenzate dalla stratificazione oceanica (caratterizzata da forti variazioni di densità dell’acqua), che rallenta l’affondamento e causa l’accumulo della plastica. Il pericolo che questi accumuli di plastica possano alterare gli ecosistemi marini ovviamente è altissimo. La “neve marina” – particelle organiche e inorganiche che affondano dalla superficie agli abissi – affonda più lentamente quando include plastica. Questo ostacola e rallenta l'oceano nella cattura del carbonio, un processo che permette di ridurre le emissioni di anidride carbonica (CO2) nell'atmosfera, sequestrandola e stoccandola nel mare.