Melandri: "Mi sarebbe piaciuto essere compagno di Valentino, me la sarei giocata. Ora penso alla musica"

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L'ex centauro: "La Ducati che avevo non era quella di oggi. Dopo i primi tre giri al primo test avevo il terrore in faccia. Avevo già capito tutto: quella Ducati era un blocco di cemento... guardo quella attuale e un po’ di rimpianti mi vengono"

Mario Salvini

Giornalista

12 ottobre - 12:37 - MILANO

Una mattinata con Marco Melandri. Con lui a parlare della sua carriera. Fatta di qualche trionfo e molti rimpianti. Raccontati in piazza Cesare Battisti. Allo stand della Beta, con un centinaio di appassionati in piedi, tutt’attorno a lui. A parlare dei momenti belli e quelli brutti. Il 2008, per dire. Stagione preparata con una firma sul contratto apposto un anno e mezzo prima. Con la sensazione di aver fatto esattamente la cosa giusta al momento giusto, visto quel che sulla Desmo faceva Stoner nel 2007. “La Ducati che avevo – ahimé – non era quella di oggi. Dopo i primi tre giri al primo test avevo il terrore in faccia. Avevo già capito tutto: quella Ducati era un blocco di cemento, era un Ciao scarburato. E in un certo senso mi ha dato conforto vedere che anche tutti gli altri che ci hanno provato, con quella moto, hanno avuto difficoltà: Rossi, Hayden… Solo Stoner riusciva a guidarla e ancora oggi non sa neanche lui perché. Ora guardo la Ducati di oggi e un po’ di rimpianti mi vengono”. 

Kawasaki

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 E da lì l’anno cruciale su una Kawasaki che era ai saluti finali, in un “team praticamente amatoriale, eravamo in sei”. Ma con molti segnali positivi, risultati pieni e parziali. “Che mi hanno dato la forza per rilanciarmi”. In definitiva: “È più facile cambiare squadra che moto. E se guardi bene, oggi tutti quando cambiano si portano dietro il capotecnico e l’ingegnere elettronico. Ti servono le relazioni umane, ti servono persone che ti capiscano. Con cui ti intendi con uno sguardo”. 

aprilia

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Il passaggio in Aprilia, “esattamente mentre Gigi Dall’Igna passava in Ducati”. Col il successivo passaggio dalla Superbike alla MotoGP “contro la mia volontà”. Insomma una serie di sfortunati eventi. “Anche se il peggiore è stato quando ero in BMW, perché proprio quando ero in testa al Mondiale hanno detto che avrebbero chiuso il team”. Inevitabili i raffronti e i riferimenti alla MotoGP di oggi. “Non è che mi piaccia molto fare i confronti - dice Marco - per la verità non mi piace per niente. È vero che le gare di oggi non mi emozionano molto. Ed evidentemente non è un caso se sui social, su Youtube, fanno vedere spesso le gare del 2006. Perché eravamo in tre o quattro in un secondo. Cosa che adesso non è possibile, perché con le velocità che hanno non possono permettersi di staccare nemmeno un metro dopo”.

stoccata

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Non senza qualche stoccata, dopo tante staccate, al mondo di cui ha fatto parte. “A volte succedon cose che non sono normalissime. Vi ricordate Folger che battaglia per vincere al Sachsenring? Marquez disse ‘ero in duello con uno che non sapevo chi fosse’, proprio quando la Germania rischiava il GP. E la Honda che vola in Giappone, la KTM che va fortissimo in Austria…” Con anche una digressione sulla carriera da dj. “Ho trovato un giradischi di mio padre, coi suoi vinili dei Pink Floyd, dei Dire Straits. Ho cominciato a spaciugare con quelli. Sono andato a lavorare da mio nonno, che restaura i mobili, mi dava 5 mila lire l’ora, appena ho avuto abbastanza soldi per comprami due giradischi e un mixer, mio nonno non m’ha più visto. Ora metto dischi, non dico certo che “suono”, sto cominciando a produrre. E a fine ottobre sarò a Monza. Sarò alla consolle con dei giganti, mi sento com’ero da ragazzino le prime volte che andavo in pista e guardavo i big di quei tempi. Mi mancano molto i Linkin Park, perché erano dei geni.”. Ultimi rimpianti: “ Mi sarebbe piaciuto esser compagno di Valentino. Perché fin da bambino abbiam girato insieme e con lui me la son sempre giocata…”.

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