I leader di centrodestra si vedranno a Palazzo Chigi, alle 15.30 con il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli. È annunciato come un vertice sull'Autonomia differenziata, con assicurazioni varie che non si parlerà di Regionali. Ma quel dossier fra non molto andrà risolto.
Sono due temi accomunati dall'intenzione della Lega di arrivare fra una dozzina di giorni a Pontida con un doppio risultato: le intese con le Regioni che hanno chiesto le competenze su una serie di materie; e l'indicazione di un candidato leghista alla guida del Veneto. Anche perché nel partito di Matteo Salvini da giorni diversi colonnelli sono in fibrillazione per le mosse di Roberto Vannacci. E lo stesso leader ha provato ad abbassare la temperatura interna: "Siamo troppo impegnati a lavorare, per dedicare tempo a polemiche o altro", afferma specificando che "Vannacci è un valore aggiunto, stiamo facendo e faremo un ottimo lavoro insieme".
"Make the League great again", il motto in salsa trumpiana rilanciato dal generale, che rivendica "la volontà di vannaccizzare la Lega". E in un'intervista a Maria Rosaria Boccia non esclude l'idea di diventare un giorno alternativo a Giorgia Meloni. "La ammiro, sta facendo un ottimo lavoro, io non ho mai corso per fare il presidente del Consiglio o essere alternativo a Meloni, però se gli lettori mi metteranno in questa condizione non mi sono mai tirato indietro di fronte alle responsabilità", dice rispondendo alla protagonista della vicenda che portò Gennaro Sangiuliano a dimettersi da ministro della Cultura. E spiega fra l'altro di preferire Vladimir Putin a Volodymyr Zelensky: il presidente ucraino "ha perso totalmente la sovranità sul suo Stato" perché "dipende completamente dalle risorse che provengono da altri paesi", mentre quello russo, "non certo il mio simbolo di uomo politico", invece "negli ultimi 20 anni che ha governato ha portato un'esplosione di benessere e di ricchezza, con tutte le critiche che si possono fare, e gode del supporto popolare".
Le mosse estive (incluse quelle sulle liste, soprattutto in Toscana, dove ad esempio l'ex portiere Giovanni Galli ha scelto di non correre non potendo farlo da capolista a Firenze) del generale diventato europarlamentare e vicesegretario della Lega hanno generato critiche da parte di vari big leghisti, tra gli altri il governatore lombardo Attilio Fontana e dal vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio. E oggi non è passata inosservata la freddezza di Luca Zaia e Massimiliano Fedriga. "Vannacci deve fare il leghista perché è iscritto alla Lega. Se non lo fa non è un leghista", ha tagliato corto il presidente del Veneto. "Chiunque voglia contribuire alla Lega va bene, l'importante - la puntualizzazione del governatore friulano - è contribuire alla Lega e quindi con un segretario che si chiama Salvini". Pontida si annuncia un banco di prova.
"Ci saranno migliaia di persone da tutta Italia - ha sottolineato Salvini -, e sul palco tutti i big della Lega che, ognuno col proprio stile e la propria personalità, stanno facendo crescere il Movimento. Aumentano gli iscritti, aumentano gli eletti, aumentano i consensi".
A Pontida potrebbe fare la differenza poter rivendicare di aver ottenuto la candidatura di Alberto Stefani a governatore del Veneto. Fra i leghisti circola una certa fiducia sul fatto che finirà così il braccio di ferro in corso da mesi con FdI.
Fra gli alleati c'è più cautela. Si attende il decisivo vertice fra Giorgia Meloni, Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi. Il Veneto è la chiave di volta ma restano da definire altre due regioni. In Campania Noi moderati continua a sostenere Mara Carfagna, FdI propone Edmondo Cirielli ma è sempre più quotata la soluzione civica, Giosy Romano o il rettore Matteo Lorito. In Puglia, invece, per ora resiste l'ipotesi dell'azzurro Mauro D'Attis. Il nodo dovrebbe sciogliersi prima del voto di fine mese nelle Marche. "Marche e Calabria sono sfide che possono essere a noi favorevoli - si sbilancia un big del centrodestra -, se vinciamo lì poi possiamo essere più tranquilli sulle altre".
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