Gioacchino Amato, esperto di diritto bancario e presidente della Banca Popolare Sant’Angelo, all'Adnkronos: "La nuova governance di Mediobanca "è particolarmente qualificata e dotata di una significativa esperienza di mercato"
Cambiano gli Ad e gli azionisti, ma le date importanti restano: 28 ottobre, assemblea di Mediobanca. Enrico Cuccia con ironia diceva: “Il peccato veniale di un banchiere è fuggire con la cassa, quello mortale è parlare". Mai stato vero come domani, dice più d'un osservatore: a Piazzetta Cuccia, ore 10 circa, prenderà via un assemblea da remoto: pochi cronisti, ancora meno telecamere e un passaggio di testimone, anch'esso virtuale, tra gli uscenti - il ceo Alberto Nagel e il presidente Renato Pagliaro - e la nuova coppia chiamata a guidare la banca simbolo della finanza italiana, Alessandro Melzi d’Eril e Vittorio Grilli. La fine di un'epoca silenziosa, a fari quasi spenti.
Secondo quanto apprende Adnkronos, subito dopo l’assemblea è prevista la prima riunione del nuovo Cda a 12 componenti: tarda mattinata, al massimo primo pomeriggio. In testa Vittorio Grilli (designato alla presidenza) e Alessandro Melzi d’Eril (futuro amministratore delegato). Accanto a loro, Paolo Gallo, ad di Italgas; Tiziana Togna, ex vice direttore generale della Consob; Federica Minozzi, ceo di Iris Ceramica; Andrea Zappia, ex ad di Sky Italia; Sandro Panizza, ex chief risk officer di Generali — unico consigliere del precedente board a non essersi dimesso; Giuseppe Matteo Masoni, Massimo Lapucci, Ines Gandini, e le manager del Monte dei Paschi di Siena Donatella Vernisi e Silvia Fissi.
Un consiglio d’amministrazione che riflette la nuova signoria di Siena. Il tutto in un contesto in cui - come ha ricordato l’ex Bankitalia Angelo De Mattia proprio all'Adnkronos - la partita non è stata (solo) quella dei dividendi, ma di un’idea di capitalismo: "La finanza di sistema, rappresentata dai grandi azionisti e dallo Stato, e la finanza indipendente, di cui Mediobanca è sempre stata simbolo".
Ha vinto la prima, la finanza di sistema, ha perso la seconda, la finanza indipendente: e a farne la spesa è stato uno dei più grandi protagonisti della finanza milanese, Alberto Nagel. Il banchiere, cognome di origine tedesca e sangue pugliese nelle vene, aveva tenuto il timone di Piazzetta Cuccia con uno stile difensivo, prudente, da “campione italiano”: meno guizzi d’attacco, più disciplina tattica. Ha traghettato la banca nel wealth management e nel credito al consumo, ha fatto crescere il valore per gli azionisti (270% di total shareholder return in dieci anni, senza aumenti di capitale), ma forse ha pagato una rigidità di visione in un tempo in cui la finanza italiana tornava a riscoprire lo Stato come attore protagonista.
Ora tocca al tandem Grilli–Melzi d’Eril reinterpretare la “lezione di Cuccia” nell’era del capitalismo misto, tra mercati e intervento pubblico. Il compito, avverte all'Adnkronos Gioacchino Amato, esperto di diritto bancario e presidente della Banca Popolare Sant’Angelo, “non sarà semplice". La nuova governance di Mediobanca "è particolarmente qualificata e dotata di una significativa esperienza di mercato. Tuttavia, dovrà fare i conti con un nuovo clima aziendale, segnato da un socio molto forte che detterà inevitabilmente l’agenda dell’organo amministrativo”. Le priorità? Secondo Amato, “in primis, la strategia di espansione di Compass, la società di credito al consumo destinata a crescere grazie alla rete di Mps. Ma anche il rafforzamento del private banking e l’integrazione tra i consulenti di Widiba e Mediobanca Premier saranno temi centrali”.
Dalle parti di Piazzetta Cuccia c'è fiducia. Antonio Baxa, storico piccolo azionista di Mediobanca, accoglie favorevolmente il nuovo corso: "Io ho consegnato le azioni - dice all'Adnkronos - e devo dire che Alessandro Melzi d’Eril e Vittorio Grilli mi sembrano in gamba". (di Andrea Persili)




