Mediobanca, Amato: "Non ha capito tempi. Quando gli altri chiudevano sportelli, li apriva..."

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L'esperto di diritto bancario all'Adnkronos: "In poche parole la banca non ha gestito al meglio la transizione verso un sistema bancario che più o meno ogni decennio cambia pelle"

18 settembre 2025 | 15.19

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Negli anni Novanta Mediobanca era il dominus delle grandi operazioni finanziarie italiane, il punto di riferimento per fusioni, acquisizioni e partite di alta finanza. Oggi, dopo una transizione gestita tra incertezze strategiche e mosse controcorrente, l’istituto appare appannato nel ruolo di protagonista, stretto tra la ricerca di spazi nel retail e la perdita di peso nel corporate. Ne è convinto Gioacchino Amato, avvocato esperto di diritto bancario, che commenta all'Adnkronos la fine dell'era Nagel al timone di Piazzetta Cuccia.

Mediobanca, dice l'esperto, "negli anni 90 era una merchant bank leader nelle M&A e nelle grandi operazioni societarie, dove interveniva facendo lending ma anche advisory", sottolinea. Negli anni "ha perso questo primato nel capital market, cercando spazi in settori tipici delle banche tradizionaliste: credito al consumo, wealth management e retail banking".

Con Che Banca, prosegue, "ha mostrato una strategia altalenante. Ha aperto filiali, poi le ha razionalizzate. Ha cambiato brand in Mediobanca Premier, anche qui ingenerando un pó di disorientamento nella clientela", dice. "In poche parole la banca non ha gestito al meglio la transizione verso un sistema bancario che più o meno ogni decennio cambia pelle", dice. "Quando le banche decidevano di abbandonare gli sportelli sul territorio per spingere sull'online - conclude - Mediobanca li apriva. Mps saprà come razionalizzare e creare sinergie". (di Andrea Persili)

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