Matteo Giunta: "Io e Fede, magia ed equilibrio. E quando cucina lei, è uno spettacolo"

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Il marito della Divina del nuoto azzurro: "Tiramisù e torta di mele, e tutto va sempre a posto. Ora la mia sfida in vasca è con Martinenghi"

Stefano Arcobelli

Giornalista

26 aprile - 09:24 - MILANO

Matteo Giunta è abituato alle sfide. Ha allenato Federica Pellegrini, l’ha sposata, con lei ha creato una famiglia. Ora è marito e papà ma allena sempre. Adesso il suo pupillo è un altro campione olimpico, cioè Nicolò Martinenghi che ha qualificato ai Mondiali di luglio a Singapore. Dalla Divina a Mister Rana è un mondo capovolto e un’avventura che più stimolante non potrebbe essere, a Verona, per un tecnico sotto i riflettori. L’allenatore che ha seguito per nove stagioni l’ultima Federica Pellegrini, ora punta a far vincere ancora tutto al campione varesino.

Dica la verità: com’è la vita accanto a Federica? 

"Le emozioni sono completamente diverse rispetto a prima, ma se vogliamo a volte addirittura più intense, veder crescere ogni giorno nostra figlia, è qualcosa di magico".

Allenatore e papà, quanto è complicato? 

"Adesso che siamo tutti e due molto impegnati abbiamo dovuto ritrovare il giusto equilibrio, e posso dire che ci siamo riusciti, tutto questo ovviamente con un “piccolo” aiutino da parte dei nonni. Questa settimana abbiamo l’Academy a Livigno, e questo ci consente, seppur con modalità diverse, di ritrovare anche nel lavoro quel vecchio feeling di quando Fede ancora nuotava. E ancora mi emoziono a fare allenamenti in acqua con lei".

Federica Pellegrini and Matteo Giunta attendss at the black carpet of Icons Shine With OMEGA in Milan 23 April 2024 Italy. (Photo by Gian Mattia D\'Alberto/Lapresse)

Ma fuori dalla vasca com’è la vita casalinga di Matteo e Federica? 

"Vi dico solo una cosa: il tiramisù e la torta di mele che lei sa preparare sono uno spettacolo. E tutto va sempre a posto".

Torniamo in piscina: ora la sua vera sfida da allenatore è far vincere Martinenghi. 

"Abbiamo gli occhi puntati addosso, lui ed io. Ci aspettano al varco. Mi ricordo perfettamente cosa successe nel 2014 quando presi in mano la preparazione di Fede a 360 gradi: ai Mondiali in vasca corta lei arrivò quinta e mi crocifissero. Chi conosce il nuoto sa perfettamente che non si giudica un lavoro in tre mesi, ci sono dei tempi per creare un programma, per conoscersi, per trovare la via migliore, la via più giusta. Io comunque ero abbastanza sereno e tranquillo, mi dava fastidio l’ambiente che non vedeva l’ora di poter criticare il mio lavoro. Fortunatamente, ai Mondiali di Kazan 2015, pochi mesi dopo ci siamo presi una bella rivincita (anche con il cugino Filippo Magnini, bronzo nella 4x100 sl, ndr)”. 

Che tipo di patto si stringe con un campione olimpico? Quando gestì Fede lei le cambiò totalmente l’impostazione facendole fare atletica. E con Martinenghi? 

"Io lo vedo come un viaggio: come se si prende un caravan, la meta è una, una soltanto, e si cerca di raggiungerla insieme nel migliore dei modi. Nel viaggio la crescita è per l’allenatore e per l’atleta. Se ripenso a Fede, è stata sempre una crescita continua, un’evoluzione, diventata pazzesca con gli ori e i tempi cronometrici. Bisogna avere la lucidità per capire le cose che vanno bene e quelle meno bene, bisogna correggere la strada, trovare sintonia".

In sostanza come ha cambiato il lavoro? 

"Abbiamo introdotto un allenamento in palestra abbastanza importante. Io ho sempre creduto all’allenamento e alla preparazione a secco e mi sono voluto affidare a un preparatore giovane, ma già con alle spalle grande esperienza, Flavio Di Giorgio, l’ex preparatore di Sofia Goggia. In due mesi ho visto Tete tornare a livelli di eccellenza e quindi sono molto contento".

Federica e Nicolò sembrano avere in comune la testa del campione che coglie l’attimo. 

"A me piace allenare gli atleti che hanno testa, il fuoco dentro, la determinazione e la voglia di continuare ad alzare l’asticella e non si accontentano mai. In questo Fede e Tete sono simili. Raggiunto l’obiettivo, non sono appagati ma si rimettono subito a lavorare per cercare la perfezione o cercare di avvicinarla".

Martinenghi ha vinto tutto con Marco Pedoja, a lei il campione varesino chiede un salto crono? 

"Conta il risultato, l’importante è che continui a vincere. Lui è nella condizione ottimale: ha vinto tutto e può godersi la seconda vita sportiva senza avere la pressione di essere obbligato a vincere. Un’arma a doppio taglio".

I 50 rana ora olimpici per raddoppiare... 

"È una decisione che apre nuovi panorami. Aumenterà la longevità e cambierà anche la preparazione, con atleti che punteranno tutto sui 50. Qualcosa si snatura, ma è un’opportunità che dobbiamo sfruttare".

Sta per rientrare a Verona, dall’Australia, Ceccon: due campioni olimpici che si allenano nella stessa piscina con due gruppi diversi. 

"Io credo che anche in chiave staffetta mista da rilanciare sia uno stimolo per entrambi".

Che rapporto ha con Tete? 

"Tete ha 25 anni, a quell’età è più facile comunicare, ormai lui ha un’esperienza tale che non c’è più l’aspetto educativo, non devi insegnargli i valori ma siamo professionisti. La sensibilità acquisita dall’atleta aiuta: basta uno sguardo, per capirsi. Io quello che sto cercando è una sorta di simbiosi in cui ci si parla. Tete è intelligente, ricettivo, solare: i suoi feedback e lui fa gruppo".

Come succedeva con Fede? 

"È stato un po’ il filo conduttore dello splendido percorso con Fede, alla fine ci deve essere serenità e tranquillità nel lavoro: l’atmosfera può aiutare a vincere. Senza il percorso fatto con Fede, imparando sempre".

Federica viene in piscina? 

"Per il momento è capitato poche volte, è venuta con la piccola (Matilde, nata il 3 gennaio 2024; ndr) ed è sempre bello".

A casa, come state vivendo il fenomeno Curtis?

"Sara è una ragazza spettacolare, da un paio di stagioni fa vedere prospettive interessanti. Secondo me i 50 sono la sua gara, ma può fare benissimo anche la doppia distanza. Il paragone con Fede c’è sempre anche con chi fa rana, delfino... Sara è una velocista, ha doti incredibili. In Italia le sue qualità non si erano mai viste. Ha bellissime speranze".

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